Home C'era una volta Will Marion Cook, il musical diventa nero

Will Marion Cook, il musical diventa nero

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Il 19 luglio 1944 muore a New York il compositore e direttore d’orchestra Will Marion Cook, una delle figure più importanti e significative del grande rinnovamento della musica statunitense nel periodo a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.

I limiti della separazione razziale

Il suo lavoro è stato fortemente penalizzato dalla separazione razziale che in gran parte degli stati degli USA impediva a neri e bianchi di frequentare lo stesso locale. Nonostante tutto, però, resta fondamentale e determinante per la nascita e lo sviluppo del teatro musicale nero. Senza l’opera di compositori come Will Marion Cook anche la storia dei grandi musical americani e, più in generale, del teatro musicale del Novecento sarebbe probabilmente stata diversa. Nasce a Washington il 27 gennaio 1869. La sua non è una famiglia povera. Suo padre, John Hartwell Cook è decano della Howard University School of Law, muore però di tubercolosi nel 1879, quando il piccolo Will Marion ha soltanto 10 anni. Quando sua madre scopre che gli insegnanti lo sottopongono a violente punizioni corporali lo toglie dalla scuola e lo spedisce lontano, a Chattanooga, presso i nonni materni, due ex schiavi che hanno riacquistato la libertà. Qui ha modo di studiare composizione e direzione d’orchestra. Dal 1894 al 1895 è a New York al National Conservatory of Music dove approfondisce gli studi sotto la guida di Antonin Dvořák e John White. Dopo il diploma sbarca il lunario dirigendo le orchestrine dei piccoli teatri di periferia. Si tratta di gruppi composti da un ridotto numero di strumentisti il cui compito principale è quello di sottolineare lo svolgimento dell’azione scenica negli spettacoli teatrali o accompagnare i numeri musicali negli spettacoli di varietà. Curioso sperimentatore è affascinato dalle dinamiche del melodramma e dalle intuizioni del jazz delle origini. Percepisce i limiti del regime di segregazione razziale esistente all’epoca in gran parte degli Stati Uniti che imprigiona il suo lavoro in una sorta di recinto ristretto al pubblico afroamericano e cerca in ogni modo di di forzarne i confini.

La svolta e l’innovazione

La sua idea è che il teatro musicale nero americano abbia la necessità di uscire dall’orizzonte ristretto del semplice ‘adattamento per neri’ delle strutture musicali e spettacolari della cultura bianca. Lavora a lungo su quest’idea e nel 1898 termina la stesura della sua prima opera completa su un libretto di Paul Laurence Dunbar. Si intitola “Clorindy or the Origin of the Cakewalk” e debutta con grande successo a Broadway nello stesso anno. Le opere di Cook non possono essere iscritte né all’elenco dei musical né a quello delle opere liriche. Si tratta, più semplicemente di spettacoli di varietà legati da un filo conduttore le cui dinamiche musicali, però, si liberano progressivamente degli stereotipi bianchi per recuperare le strutture ritmiche della musica nera. Nel decennio successivo vedono la luce quelle che sono considerate le cinque opere fondamentali del suo lavoro. La prima è “Wild Rose” del 1902, cui segue l’anno dopo “In Dahomey” e, nel 1904, “The Southerners”. La sua ispirazione musicale matura definitivamente nei due lavori successivi: “Abyssinia” del 1906 e “Bandana land” del 1908. Will Marion Cook non si limita a comporre, ma in molte occasioni sceglie di dirigere personalmente l’orchestra nei teatri dove vengono rappresentati i suoi lavori. Nel 1919 arriva anche in Europa per una serie di ingaggi in Gran Bretagna alla testa della sua Southern Syncopated Orchestra che schiera in formazione nomi illustri come quelli di Sidney Bechet, Arthur Briggs e John Forrester.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".