Home C'era una volta Anna Fougez: il mondo parla e io passo

Anna Fougez: il mondo parla e io passo

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Il 13 settembre 1966 muore nella sua villa di Santa Marinella, in provincia di Roma, la sessantanovenne Anna Fougez, regina indiscussa del tabarin degli anni Venti e del music-hall italiano degli anni Trenta, simbolo vivente della seduzione e del peccato dell’epoca Liberty.

A otto anni la fuga da casa

Il suo vero nome è Anna Pappacena e qualche tempo prima di morire ha dato alle stampe una gustosa biografia dal titolo “Il mondo parla e io passo”. La sua vita è movimentata e avventurosa fin dall’infanzia.. Nasce a Taranto da una famiglia benestante, ma resta orfana a sei anni e viene adottata da una zia. A otto anni fugge di casa per seguire una compagnia di teatranti girovaghi. Da loro impara i primi trucchi del mestiere e ben presto diventa una bambina prodigio conosciuta e applaudita in tutta Italia. Sul palcoscenico si esibisce in un repertorio di canzoni napoletane o in arie d’operetta. A quindici anni canta in duetto con Ettore Petrolini che resta stupito.

L’artista più pagata d’inizio Novecento

In quel periodo la ragazza sceglie il suo nome d’arte: Anna Fougez in onore di Eugénie Fougère, la “femme fatale” del teatro francese. Un paio d’anni dopo è una delle stelle più fulgide del varietà, idolatrata da un pubblico che va in visibilio per la sua voce roca e per le sue pose languide sottolineate da abiti audaci. Interprete raffinata dell’atmosfera di un’epoca, canta canzoni ricche di sensualità come Vipera o La violetera. Il successo ne fa l’artista più pagata dei primi anni del Novecento tanto che nel 1919 il suo compenso è di 1500 lire a spettacolo: un’enormità per l’epoca. Anche il cinema s’accorge di lei e le affida il ruolo della torbida protagonista in molti film di successo. Per tutti gli anni Trenta partecipa alla realizzazione di spettacoli ricchi di musiche e coreografie, sull’esempio del music-hall parigino, nei quali canta brani destinati a un grande successo come Addio signora. Quando il peso degli anni inizia a farsi sentire non attende il declino e si ritira dalla scene.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".