Home C'era una volta L’AIDS si porta via Sylvester

L’AIDS si porta via Sylvester

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Il 16 dicembre 1988, dopo una lunga agonia, a quarantadue anni chiude definitivamente i conti con l’AIDS Sylvester, all’anagrafe Sylvester James, uno dei protagonisti più brillanti della Disco Music.

Dai gospel al jazz al soul

Nato a Los Angeles nel 1946 si avvicina alla musica cantando gospel nella chiesa del suo quartiere. I cori gospel sono la più diffusa e, spesso unica scuola musicale per gran parte dei ragazzi e delle ragazze che agli occhi della classe dominante hanno la sfortuna di avere la pelle nera. Dal gospel al soul e al blues il salto è meno lungo di quel che si crede. Sylvester, stanco di una vita senza prospettive, se ne va a San Francisco. Qui entra in contatto con un ambiente che gli piace, ricco di stimoli, iniziative e fantasia. Dopo aver militato nel gruppo soul dei Cockettes, scopre il jazz e se ne innamora. In breve tempo diventa il leader della Hot Band, una formazione che propone strane mescole tra le sonorità del jazz orchestrale e le armonizzazioni vocali dei gruppi gospel. Nelle esibizioni si fa affiancare da un gruppo vocale femminile composto da tre sue care amiche: Martha Wash, Jeanie Tracy e da Izora Rhodes, la futura componente delle Weather Girls. All’inizio degli anni Settanta, quando il soul della Stax e della Motown ha da tempo conquistato anche il pubblico bianco, decide di sbarcare il lunario proponendosi come interprete dei brani più famosi del nuovo genere.

Il successo con la Disco Music

Nel 1973 pubblica anche un album, intitolato Lights out San Francisco, che non riscuote molta fortuna, ma ne consolida la popolarità di interprete affidabile e adatto ai locali da ballo. Verso la metà degli anni Settanta, ormai trentenne, non nutre particolari illusioni sul suo destino, né sogna di diventare una star. Canta e pensa che, in fondo, non gli è andata male, visto che ha la possibilità di vivere senza doversi inventare ogni giorno un lavoro come molti di quelli che sono nati nel suo quartiere. In realtà la sua vita sta per cambiare. Nel 1977 il soul cambia ritmo, esplode la Disco Music con il film “La febbre del sabato sera”, e lui si ritrova al vertice delle classifiche di vendita con il singolo Over and over. Inaspettatamente diventa una star internazionale. Sforna un successo dopo l’altro e si ritrova anche sul set del film “The rose”. Le sorprese della sua vita non sono, però, finite. Scopre di aver contratto l’AIDS. Reagisce, continua a lavorare, ma alla fine del 1987, dopo l’album Mutual attraction, la malattia entra nello stadio terminale.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".