Home C'era una volta Henry Cuesta, il ragazzo pigro che detestava il violino

Henry Cuesta, il ragazzo pigro che detestava il violino

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Il 23 dicembre 1931 a Mac Allen, nel Texas, nasce il clarinettista Henry Cuesta. A nove anni, spinto dal padre appassionato di musica, inizia a studiare violino. È svogliato e indolente, quasi che gli studi musicali non lo interessino molto.

Il clarinetto è la soluzione

Dopo vari tentativi anche la sua famiglia sembra quasi rassegnarsi all’idea che il figlio possa scegliere strade diverse da quelle immaginate per lui. Al momento di abbandonare tutto il giovane Cuesta torna sui suoi passi. Non è la musica a non piacergli, ma il violino. Passa al clarinetto e trova nuovi stimoli per continuare. Diventa uno studente modello e frequenta i corsi di specializzazione organizzati dal Del Mar College Of Music. Il suo rendimento scolastico è tale che le orchestre sinfoniche della zona fanno la coda per lui, compresa la Corpus Christi Simphony Orchestra, la più famosa del Texas. Suonare gli piace molto, ma non è disposto a scuotersi dall’indolenza che caratterizza il suo carattere per la musica. Non ha ambizioni particolari e nel dopoguerra si accontenta di sbarcare il lunario con le orchestre del Midwest che gli garantiscono i mezzi per vivere senza grande fatica. Per quasi vent’anni la sua vita è identica a quella di moltissimi altri strumentisti destinati a non lasciare alcun segno nella storia della musica, ma il destino ha in serbo una sorpresa.

A ventotto anni la svolta

Nel 1959 viene ascoltato casualmente da Jack Teagarden che resta colpito dalla sua tecnica e lo ingaggia nel suo sestetto in sostituzione di Jerry Fuller. A ventotto anni Henry Cuesta si ritrova così catapultato da un giorno all’altro a New York dove suona nei locali più importanti della scena jazz statunitense. Al fianco di Teagarden ottiene una notevole popolarità anche grazie a una lunga serie di dischi pubblicati dalla casa discografica Roulette. Tutto questo non gli cambia il carattere, che resta quello degli inizi: pigro e non disposto ad accelerare i suoi ritmi di vita per inseguire o mantenere il successo. I critici lo ritengono un clarinettista eccezionale sotto il profilo tecnico-strumentale, ma gli rimproverano un eccessivo individualismo virtuosistico. Lui non si cura nemmeno di rispondere, convinto che, in fondo, ogni punto di vista abbia le sue ragioni per esistere. Quando si chiude la collaborazione con Teagarden non torna più nel Texas. Resterà a New York, ma si guarderà bene dal mettersi in proprio. Anzi, eviterà anche di avere rapporti fissi troppo lunghi e vagabonderà tra le varie band del clan dei dixielanders newyorkesi. Muore il 17 dicembre 2003 a New York.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".