Home C'era una volta Barney Bigard, il clarinettista con poca voglia

Barney Bigard, il clarinettista con poca voglia

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Il 27 giugno 1980 muore a Los Angeles il clarinettista Barney Bigard, uno dei carismatici protagonisti del jazz degli anni Trenta e Quaranta. Da qualche anno si era ritirato dalle scene perché ammalato. Il suo nome vero è Leon Albany Bigard ed è nato a New Orleans, in Louisiana, il 3 marzo 1906. Ai suoi biografi raccontava di essere un clarinettista svogliato perché aveva iniziato gli studi musicali di malavoglia più per obbligo famigliare che per emulare i suoi fratelli Emile, violinista, e Alex, batterista o il cugino Natty Dominique, valente trombettista dell’area di New Orleans.

Da svogliato a sbruffone

Pensando che quella del musicista sarebbe stata solo una breve parentesi trova lavoro prima come arrotolatore di sigari e poi come fotoincisore. La musica lo conquista definitivamente intorno ai quindici anni. Il merito è del suo maestro, quel Lorenzo Tio jr. che aveva già fatto da maestro di clarinetto a Jimmie Noone, Johnny Dodds e Omer Simeon. Da lui Barney Bigard prende lezioni anche di sassofono tenore e proprio con questo strumento, nel 1923, trova il suo primo ingaggio importante con un piccolo gruppo guidato dal clarinettista Albert Nicholas. È la scintilla. Il jazz lo conquista a tal punto che da svogliato diventa sbruffone autodefinendosi “il più esplosivo sassofonista di tutta New Orleans”. La sua intenzione è quella di lasciar perdere per sempre il clarinetto dopo che, trovatosi occasionalmente a sostituire l’anziano Big Eye Louis Nelson, aveva suonato così svogliatamente che i suoi compagni avevano sbottato: «Questo ragazzo suona senza voglia, sembra un incantatore di serpenti».

Ti scritturo solo se riprendi il clarinetto

La decisione di trasformarsi un sassofonista viene dimenticata quando, nel 1925, un gigante come King Oliver lo vuole nella sua orchestra purché riprenda il clarinetto. È l’inizio di una lunga e splendida carriera. Nel dicembre del 1927 viene scritturato da Duke Ellington con cui resterà fino al 1942, dando un notevole contributo all’orchestra sia con il sax in sezione sia con il clarinetto, quasi sempre come solista. Proprio a questo strumento deve la sua fama per l’inconfondibile la sonorità piena e rotonda, tanto nel registro acuto quanto in quello grave. Bigard, pur legato alla tradizione di New Orleans anticipa le caratteristiche dei clarinettisti della era dello swing. Duke Ellington gli dedica un brano, Clarinet Lament, quasi un piccolo concerto per clarinetto e orchestra. Lasciato Ellington, si stabilisce in California e nel 1946 entra nella formazione All Stars di Louis Armstrong con cui rimane, salvo brevi interruzioni, fino al 1961. Dopo la separazione da Louis, Barney ritorna in California, riducendo progressivamente l’attività. Le cattive condizioni di salute lo costringono ad abbandonare l’attività e a rifugiarsi in quella Los Angeles che, ormai da molti anni, è diventata la sua nuova città. Alla morte lascia moltissime tracce del suo talento in un’abbondante produzione discografica.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".