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Armando Traverso: «Tutti i miei personaggi sono green»

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Armando Traverso e i suoi amici "green"

Giornalista, autore, regista e conduttore di numerosi programmi radiofonici e televisivi. Armando Traverso è stato l’inviato di programmi come “Sereno Variabile”, “La cronaca in diretta”, “Scommettiamo che?”, Sanremo e soprattutto storico conduttore di “Parapapà”, il fortunato programma di intrattenimento in onda su Rai YoYo, il canale per bambini del digitale terrestre, che da anni accompagna con le sue fantastiche avventure, dal venerdì alla domenica, grandi e piccini.

Armando Traverso: «Tutti i miei personaggi sono green»

Armando è il volto della tv dei ragazzi. Nonostante i suoi capelli bianchi, è, come lui stesso si definisce scherzosamente, un evergreen, un ragazzo appunto. E come tutti i ragazzi è un’esplosione di entusiasmo,  ottimismo e inesauribile fantasia. E’ difficile riuscire a stargli dietro, è un pozzo inesauribile di idee. Ha tanti progetti e non perde tempo a parlartene e a rendertene partecipe.

Armando, sappiamo che stai lavorando alla scrittura di cento puntate per Melevisione (programma di intrattenimento per bambini trasmesso da Rai3 dal 1999 al 2010 e da maggio 2011 su Rai YoYo, ndr.). Da quest’anno quindi, dopo tanto tempo, lavorerai solo dietro le quinte. Ti dispiace un po’ non apparire più in video?

Da un lato no, non sono come si dice un tossicodipendente da tubo catodico. Dall’altro invece, mi dispiace perdere il rapporto stretto con il mio pubblico perché è un rapporto costruito in tanti anni. Sai oramai, per molti è come se fossi, detto in maniera riduttiva, una specie di baby-sitter o, per dirla in maniera più elegante, un precettore. E’ come se fossi una persona di casa, si è creato un bel rapporto tra me, i bambini e i loro genitori. Un legame comunque che continuo ad avere e di cui ho la massima cura. Inoltre, in tanti anni di carriera non mi è mai successo di avere una lunga interruzione dal video. Sono fiducioso che qualcosa succederà, magari sarà solo una breve pausa.

Che cosa state preparando per la nuova stagione?

Abbiamo appena chiuso le registrazioni di Casa Lallo, programma spin-off di Parapapà, una sit-comedy dei pupazzi. In Parapapà oltre ad avere situazioni divertenti come il parapashow, il parapaquiz in cui i pupazzi rispondono alle domande, o il parapanews, dove i pupazzi fanno i giornalisti, abbiamo lo scopo di dare informazioni ai genitori e ai bambini di come stare insieme. La filosofia del programma è quella di dire al nostro pubblico: state insieme, condividete le esperienze, comunicate! Questa è l’idea di fondo di Parapapà. Da qui è nata Casa Lallo che è una sorta di back-stage dove, i già noti pupazzi, vivono tutti insieme in una casa, condividendo la vita domestica, nell’attesa di andare in scena. E quindi si ritrovano alle prese con i problemi di tutti i giorni e accadono le cose più strane e più strampalate. Ognuno di loro ha delle qualità particolari: Gigliola Lumacher è una pilota di Lumaca 1 e anche una stilista di alta moda che propone le sue collezioni di chioccioline autunno-inverno; Lallo il Cavallo è una specie di sceriffo del West, una sorta di investigatore che in realtà è il più confuso di tutti e soffre anche un po’ di narcolessia. Però non si sa come, risolve sempre tutti i casi; Peppone il Talpone, che è una specie di esploratore e il suo più grande desiderio è raggiungere il centro della terra; Martina la Talpina, che ha la passione del canto ed è una star tra le talpine; Gigetto il Coniglietto Rock, che è un musicista e scrive le canzoni di quello che poi sarà il musical che tutti loro stanno preparando. Non dimentichiamoci che loro sono degli artisti e che si stanno trasformando in una compagnia di giro. E poi c’è Orazio il Tigrotto dello Spazio, che è quello più iroso e che è il pilota di astronavi spaziali, che frequenta le costellazioni raccontando cose meravigliose e sconosciute, con una sua visione del cosmo molto, molto, fantasiosa. Tutti questi personaggi si scontrano con il quotidiano. Sono un gruppo anche un po’ strampalato, come potrebbe esserlo un gruppo di bambini, con una fantasia gigantesca, una porta verso il fantastico ma un po’ da aiutare, da guidare. Insomma sono tanti i personaggi di questa allegra e strampalata compagnia. E ovviamente non potevano mancare i due cattivi: Ivo il Corvo Cattivo e Joele la Iena Crudele …

Immancabili, appunto. Ma come nascono i tuoi personaggi, Armando? Da dove arrivano? Dal tuo quotidiano, dal tuo immaginario?

Devo dire che attingo un po’ da tutto. Il segreto è tenere aperta la fantasia. Sono convinto che i figli e i bambini in generale, siano una porta aperta alla fantasia. E poi io sono un appassionato del fantastico. A sedici anni ho scritto la mia prima sceneggiatura per un fumetto, ed era una storia fantasy. E’ una passione che mi porto dietro da sempre. Per quindici anni ho condotto un programma radiofonico di intrattenimento leggero e di informazione e sceneggiato fumetti: Diabolik, Tex Willer e Dylan Dog.

Dylan Dog, il principe del mondo fantastico. E’ il tuo personaggio dei fumetti preferito?

No, non ne ho uno preferito. La verità è che li amo tutti. Adoro Tolkien, di cui ho tutti i libri più strani e sicuramente uno dei miei autori preferiti in assoluto è Tim Burton. Devi sapere che coltivo anche un certo gusto per il macabro. Perché c’era chi diceva che le fiabe sono in realtà quanto di più vicino all’attuale cinema horror. Le fiabe originali sono infatti quanto di più macabro si possa immaginare. Ma c’è horror e horror, c’è quello che ti aiuta a comprendere aspetti che ti sono preclusi, lontani da te ma che puoi cercare di capire in quanto in noi tutti c’è la necessità di capire il mostruoso, le cose che ci danno fastidio.

Tu sei un amante di fiabe e adori raccontare storie ai bambini e ai loro genitori. Che importanza ha il “mondo fantastico” nella crescita di un bambino soprattutto in un momento storico come questo? 

Credo che per loro sia fondamentale, la condizione necessaria per vivere, come il mangiare e il dormire. La fantasia è come un’isola di affetto dove puoi trovare riparo e va conservata, sempre. Anche da adulto.

Nei tuoi programmi ci sono messaggi rivolti all’attenzione e alla cura per l’ambiente?

Assolutamente. I miei personaggi rappresentano tutti, in qualche modo, un mondo e un campo del sapere ed anche aspetti naturalistici. Pensa alle due talpe che vivono nelle grotte. Esse hanno il termometro di quello che succede sotto terra oppure a Gigliola Lumacher che, come carburante per le sue corse, usa la lattuga. E deve essere freschissima.

E biologica…

Certo, guai se è contaminata da pesticidi o altro. E poi c’è Lallo il Cavallo ad esempio, che ama la natura, gli spazi liberi, detesta il cemento e la città anche se è costretto a viverci. Orazio, che viaggia negli spazi siderali ed è in grado di raccontarci se l’atmosfera è pulita. E comunque c’è una cosa fondamentale che tutti i miei pupazzi hanno come segno che li contraddistingue: il rispetto. E il rispetto secondo me è la base della cultura ecologica. Dalla green economy al pianeta sostenibile. Se non hai rispetto per te e per gli altri, tutto è inutile. E’ come quando vedo uno che butta una cicca dal finestrino dell’automobile, una delle cose che odio di più. Quella persona non ha rispetto della strada perché crede che la strada non gli appartenga e perché nessuno probabilmente a scuola gli ha detto che la strada è anche la sua. Non credo che a casa sua si comporti così, almeno spero. Lì saremmo di fronte a problemi di altro tipo. Ci vorrebbe una Mary Poppins per l’ambiente.

E un’educazione che inizi nelle scuole … 

Sì, è fondamentale veicolare questi messaggi nelle scuole. Si dovrebbe tornare ad insegnare l’educazione civica. Dovremmo trovare il modo di insegnare ai più piccoli l’amore per il mondo che li circonda, divertendoli. Se sporchi un monumento, sporchi la tua storia. Se lasci il rubinetto aperto consumi l’acqua per tutti. La strada è anche casa tua. Mio figlio piccolo è attentissimo all’acqua, a scuola gli hanno inculcato bene il messaggio dell’importanza dell’acqua ma evidentemente non quello dell’energia, infatti dimentica spesso le luci accese. E poi un’altra battaglia che io farei è quella sull’inquinamento acustico, che trovo terribile. In città siamo a livelli impressionanti: allarmi degli appartamenti, clacson, telefoni cellulari. Un vero inferno.

Quanto è “green” nella vita di tutti i giorni Armando Traverso?

Io sono “evergreen”, te l’ho detto. O forse, visti i miei capelli, dovrei dire “evergrey”! Scherzo, sono molto green nella vita e non lo dico per compiacervi. Intanto, anche per educazione culturale, trovo un piacere enorme nella natura. Per me la natura, un po’ come lo era per i poeti romantici, è soprattutto conforto. Mi piace veramente tanto, ne ho bisogno. Ogni tanto devo andare a camminare in natura. Scappo dalla città appena posso o, semplicemente, vado nel parco vicino casa e faccio le mie telefonate di lavoro dal mio “ufficio verde” e osservo quello che mi circonda, l’habitat, gli animali. Nei primi anni ’90 ho avuto la fortuna di fare un programma che si chiamava La tv degli animali e mi piaceva davvero tanto, una passione vera. Questo modo di essere green mi appartiene. Posso dire di venire, da parte di mia madre, dal mondo contadino. I miei nonni avevano una casa in campagna dove ancora oggi vado spesso ed è lì che ho imparato il concetto del rispetto e del risparmio, dove nulla va sprecato. Appartenendo alla civiltà contadina sono un grande sostenitore di quel concetto che, secondo me, potrebbe essere definito come bellezza utile. Fare cioè le cose bene perché sono belle ma anche utili. Quando tu tieni in ordine i filari della tua vigna, non lo fai solo perché è bello o perché sei precisino, ma perché in quel modo, la vite respira meglio e ti darà un’uva migliore; perché hai con la natura un rapporto migliore ed ecco ancora una volta il concetto del rispetto reciproco. Qui in città purtroppo non ho tutte queste cose però non appartengo alla categoria degli usa e getta. Non mi piace. L’attenzione all’utilizzo corretto delle cose è necessario. Ci si è illusi sul  concetto che il consumo eccessivo creasse sempre maggior benessere e ricchezza ma abbiamo visto che non è così. Devo dire che in tanti, già in tempi non sospetti, pensavamo che questo stile di vita non fosse stato sostenibile. Non c’era bisogno di avere la prova provata e ora che l’abbiamo avuta credo che sia il caso di ripensare il tutto. Speriamo sia l’inizio di una rinascita, in fondo, io, sono un ottimista di natura.