Home C'era una volta B.B. King, il bluesman dei carcerati

B.B. King, il bluesman dei carcerati

SHARE

Il 16 settembre 1925 nasce a Itta Bena, nel Mississippi Riley Ben King, destinato a diventare, con il nome di B.B. King, uno più grandi musicisti di tutti i tempi. Le sue scuole di musica sono la strada e la chiesa. A nove anni strimpella già con sufficiente autonomia le corde della sua chitarra e a quindici è il leader di un gruppo gospel.

L’impatto deludente con le sale di registrazione

Nel 1947 si trasferisce a Memphis dove di giorno lavora all’emittente radiofonica WDIA e la sera suona blues nei locali della Beale Street. In questo periodo viene anche coniato il nomignolo con il quale è famoso in tutto il mondo. Tutto nasce quando Don Ferguson inizia a chiamare il ragazzo che suona alla Beale Street con il soprannome di “Beale Street Blues Boy”, divenuto poi “Blues Boy” e, quindi, “B.B.”. Nel 1949 ottiene il suo primo contratto discografico dai fratelli Bishari, proprietari della RPM Records, cui è stato segnalato da Ike Turner. L’impatto con le asettiche sale di registrazione è, però, deludente. Il suo primo singolo, Miss Martha King, non aggiunge niente alla sua popolarità e non hanno miglior fortuna neppure le successive registrazioni. Il grande successo discografico arriva l’anno dopo con Three o’ clock blues, registrato con Ike Turner al pianoforte, che conquista il vertice della classifica dei dischi di rhythm and blues più venduti negli Stati Uniti. Una lunga serie di successi costella la sua carriera fino all’inizio degli anni Sessanta quando, sotto l’incalzare del beat, la sua musica sembra avere un posto soltanto nel circuito del revival per vecchi nostalgici.

La rivincita grazie ai Rolling Stones

Per lui e per gli altri grandi del blues il destino ha in serbo, però, una sorpresa. I rockers britannici non rinnegano le radici nere della loro musica e aiutano gran parte di quelli che considerano i loro “padri musicali” a riemergere dall’anonimato e, in molti casi, dall’isolamento artistico. I Rolling Stones impongono la presenza di B.B. King nel loro tour statunitense del 1969 e il vecchio leone nero torna così a ruggire. Il successo, però, non gli fa dimenticare chi è meno fortunato. Dopo la pubblicazione di Live in Cook County jail, un album dal vivo registrato in un carcere, nel 1972, insieme all’avvocato Lee Bailey, fonda la FAIRR, un’associazione a favore dei detenuti di cui assume la carica di vicepresidente. Nel 1979 accetta, primo fra i grandi bluesman, la proposta di una tournée in Unione Sovietica e nel 1982 dona all’Università del Mississippi la sua collezione di oltre ventimila dischi, tra cui spiccano settemila introvabili raccolte di blues a 78 giri. Muore a Las Vegas, il 14 maggio 2015.

 

Previous articleBDO Italia, un team specializzato in sostenibilità
Next articleLa festa del legno invade Cantù
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".