Home C'era una volta Bianca Star, la figlia dell’anarchico Ceccarelli

Bianca Star, la figlia dell’anarchico Ceccarelli

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Il 17 novembre 1985 muore a Roma Bianca Star. Ha ottantasette anni ed è stata una delle più importanti soubrette, attrici e cantanti del teatro di varietà italiano.

Al Cinema preferisce il palcoscenico

Il pubblico televisivo ha scoperto Bianca Star un anno prima della sua morte quando ha cantato in diretta il brano Sinnò me moro nella trasmissione “Italia sera”. Quello che il pubblico non sa è che suo vero nome è Bianca Ceccarelli e che suo padre era Aristide Ceccarelli, un anarchico coinvolto nel processo contro Gaetano Bresci e successivamente prosciolto. La vita avventurosa del padre non può non coinvolgere la piccola Bianca che a cinque anni se ne va a Buenos Aires, in Argentina, dove resta per alcuni anni. Quando torna a Roma con la madre inizia a frequentare un laboratorio per imparare il mestiere di sarta. La ragazza, però, è incuriosita dalla nascente industria cinematografica. Dopo molti tentativi ottiene un contratto con la Caesar Film e, alla fine degli anni Dieci debutta su grande schermo con il nome di Bianca Renieri, ma all’ambiente della celluloide preferisce il teatro. Debutta come soubrette all’Eden di Napoli in una rivista di Diana Mac Gill, che le appioppa il nome di Bianca Star, e diventa una delle beniamine del pubblico napoletano.

Un lungo silenzio prima del ritorno

Nel 1925 è la primadonna della compagnia di Odoardo Spadaro a Firenze, dove colpisce la fantasia del pittore futurista Primo Conti, che le chiede di posare per due grandi tele. Tornata a Napoli si innamora perdutamente e lascia le scene. Anche quando la sua storia sentimentale finisce non torna più sulla sua decisione. Negli anni Cinquanta accetta di registrare alcuni brani, ma senza grande entusiasmo. Sfuggente e schiva preferisce chiudersi nel suo alloggio, in un angolo di palazzo Brancaccio a Roma dimenticata da tutti. Per anni non si parla più di lei fino a quando il suo nome torna improvvisamente alla ribalta nel 1981 dopo la pubblicazione di un intrigante libro autobiografico intitolato “I miei anni Venti”. Due anni dopo la casa discografica Belmusic ripubblica in singolo due vecchi brani da lei interpretati in gioventù, Borgo antico e Desiderio ‘e sole che ottengono un insperato successo di critica. Da quel momento l’ultraottantenne Bianca Star accetta di uscire, sia pur saltuariamente, dalla sua prigione dorata. Dopo la già citata partecipazione televisiva, nel 1987, un anno prima di morire, pubblica l’album Le canzoni d’amore di Bianca Star, con sei canzoni registrate negli anni Cinquanta e sei brani incisi per l’occasione. È una delle protagoniste del libro Lucciole vagabonde del Caffé Concerto.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".