Home C'era una volta Bruno Lauzi, l’impegno e l’ironia

Bruno Lauzi, l’impegno e l’ironia

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Il 24 ottobre 2006 a Peschiera Borromeo in provincia di Milano muore Bruno Lauzi. Nato l’8 agosto 1937 a l’Asmara, in Etiopia, con la sua famiglia rientra in Italia negli anni Cinquanta e nel 1953 fa parte della Jelly Roll Morton Boys Jazz Band dove viene accettato grazie a una presentazione del suo amico Luigi Tenco.

L’esperienza jazz

Nel gruppo jazz si fa notare per il particolare arrangiamento per banjo della Rapsodia in blu di George Gershwin. Nel 1960, compone ‘O frigideiro un brano in dialetto genovese dalla ritmica brasiliana, seguita, tre anni dopo, dalla divertente Garibaldi blues e dalla pubblicazione del suo primo singolo di successo intitolato Ritornerai. Nel 1964 partecipa “Un disco per l’estate” con il brano Viva la libertà e, nel 1965, interpreta al Festival di Sanremo Il tuo amore in coppia con Kiki Dee. Nello stesso anno vince anche l’Oscar del disco con l’album Lauzi al cabaret e nel 1966 vince la Caravella d’oro di Bari come miglior cantautore. Parte quindi per un lungo tour con Mina in Sudamerica e nel 1968 vince ancora l’Oscar del disco con l’album Cara.

Autore di notevole originalità

Parallelamente all’attività di cantautore è un apprezzato traduttore di brani francesi. Sono sue le versioni italiane di canzoni come Lo straniero di Georges Moustaki e Quanto ti amo di Johnny Hallyday, mentre la sua canzone Il poeta, considerata un po’ il manifesto della cosiddetta “scuola genovese” viene portata al successo da Mina e Gino Paoli. Nel 1970 ottiene un altro riconoscimento con Arrivano i cinesi e nel 1971 arriva al primo posto della classifica italiana con Amore caro amore bello firmata dalla coppia Mogol-Battisti, cui segue l’album Bruno Lauzi. Da quel momento continua l’attività pubblicando album dignitosi e lavorando soprattutto come traduttore dei grandi artisti francesi e brasiliani.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".