Home C'era una volta Carl Wilson, un imbarazzante disertore

Carl Wilson, un imbarazzante disertore

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Il 3 agosto 1969 Carl Wilson, il chitarrista dei Beach Boys, compare davanti alla Corte Federale di Los Angeles per rispondere dell’accusa di diserzione. Non è un reato da poco negli Stati Uniti dell’epoca, dove vige la coscrizione obbligatoria mentre il paese è impegnato in una guerra mai dichiarata nel Vietnam.

Il coraggio di dire no

Obiettore di coscienza, il musicista, dopo una lunga trattativa caratterizzata da blandizie e proposte nel tentativo di farlo recedere dai suoi propositi, aveva ottenuto di sostituire la divisa con il servizio civile. Poteva evitarselo. In fondo, gli avevano detto tutti, poteva anche accettare di farsi il periodo di leva sotto le armi. Non avrebbe certo rischiato, lui così biondo, bianco e famoso, di andare a combattere nelle giungle indocinesi. Tutt’al più gli sarebbe toccato di visitare in elicottero qualche base militare USA ben lontana dal fronte, ripulito e con la divisa in perfetto ordine, a uso e consumo dei fotografi e dei telegiornali. Nonostante tutto ha detto no.

La vendetta dei militari

I militari non hanno gradito e, alla prima occasione si sono vendicati. Quando non si è presentato nel luogo e nel giorno stabiliti per l’inizio del servizio civile hanno chiesto il suo rinvio a giudizio per diserzione, salvo scoprire quasi subito di non aver avuto una bella idea in un periodo in cui sta crescendo nell’opinione pubblica l’opposizione alla guerra in Vietnam. Tutta l’America, infatti, viene così a sapere che persino uno dei componenti del gruppo-simbolo dello scanzonato disimpegno californiano tutto casa, surf e ragazze, si rifiuta di vestire la divisa. L’udienza del 3 agosto si risolve in pochi minuti perché Carl presenta ai giudizi un certificato da cui risulta che nel giorno in cui avrebbe dovuto iniziare a lavorare nel servizio civile era ricoverato in ospedale. Il processo finisce lì. Uscendo dall’aula il chitarrista dice ai giornalisti che, a parziale risarcimento del disturbo arrecato alla collettività dalla sua ritardata presentazione, i Beach Boys suoneranno gratuitamente in ospedali, carceri e in altri luoghi “dove c’è gente che soffre”.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".