Home C'era una volta In centoventimila per i Blind Faith

In centoventimila per i Blind Faith

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Il 7 giugno 1969, dopo aver completato la registrazione del primo album, i Blind Faith fanno il loro debutto dal vivo con un concerto gratuito in Hyde Park di fronte a centoventimila spettatori.

Una band destinata al successo

L’affollamento è incredibile, ma non inatteso, vista la gigantesca campagna promozionale che ha accompagnato le notizie dell’avvenuta costituzione di una band che sulla carta sembra destinata a un grandissimo successo. È, infatti, una sorta di supergruppo composto da alcuni tra i migliori strumentisti della scena rock britannica di quel periodo: i chitarristi Steve Winwood dei Traffic ed Eric Clapton dei Cream, il batterista Ginger Baker dei Cream e il bassista Rick Grech dei Family. L’imponente sforzo pubblicitario e promozionale che ha accompagnato la loro costituzione e la registrazione dell’album non ha influenzato soltanto il “popolo del rock”, ma anche i musicisti che sono presenti in gran numero al loro debutto dal vivo. In Hyde Park si riconoscono volti noti come quelli di Mick Jagger, Mick Fleetwood, Donovan, Chas Chandler già degli Animals, Mitch Mitchell e Noel Redding dei Jimi Hendrix Experience, Jim Capaldi e Chris Wood dei Traffic, Terry Hicks degli Hollies e Mike Hogg dei Manfred Mann.

Un frastornato Richie Havens

Il compito di scaldare il pubblico viene affidato a un Richie Havens un po’ frastornato dall’eccezionalità dell’evento. Poi tocca ai Blind Faith che presentano gran parte dei brani del loro album appena terminato. L’esibizione infiamma il pubblico che sottolinea con applausi e ululati i passaggi in cui maggiormente emergono i talenti individuali dei componenti della band. Particolarmente applauditi sono l’assolo percussionistico di Baker in Do what you like e quello al violino di Rick Grech in Sea of joy, ma tutto il concerto viene vissuto dai centoventimila presenti in modo entusiasmante. Non è così per i musicisti. Le aspettative suscitate dall’imponente sforzo promozionale che sostiene il progetto dei Blind Faith e le ossessive aspettative del pubblico turbano il delicato equilibrio psicologico dei componenti tanto che sia Winwood che Clapton parleranno con disagio di questa esperienza. I Blind Faith si scioglieranno alla fine della loro prima tournée consegnando alla storia uno splendido album e il ricordo di un’avventura che poteva finire diversamente.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".