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Chiloé (Cile), un paradiso naturale devastato dalle alghe

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Un’alga rossa fortemente tossica sta devastando l’ecosistema marino dell’arcipelago di Chiloé, a sud del Cile. Un fenomeno devastante, che sta uccidendo specie marine di ogni tipo, dalle foche alle vongole, che sarebbe da attribuirsi all’aumento delle temperature degli oceani.

Chiloé (Cile), un paradiso naturale in ginocchio

No, Chiloé non è preda di inquinamento. Non esistono, su quelle terre, agglomerati metropolitani, non ci sono industrie, né sistemi di pesca incontrollata. Chiloé possiede una natura selvaggia verde intenso, dolci colline e paesi rivieraschi su palafitte e tutto l’arcipelago è un luogo incantato che ancora oggi vive di pesca e agricoltura.

Ma da qualche tempo la situazione è cambiata e le coste di questo mare incontaminato sono invase da tonnellate di carcasse di vongole, foche e animali marini di ogni specie.

Scienziati e ambientalisti puntano il dito contro El Niño, l’ormai famoso fenomeno che avrebbe provocato una reazione tossica dell’alga rossa, in grado di intaccare fino alla morte, il sistema nervoso degli animali marini.

El Niño quindi, cioè il fenomeno che ha avuto luogo tra il 2014 e il 2016 ed è stato il più violento mai registrato dal 1950 ed ha comportato un aumento delle temperature degli oceani, nella zona equatoriale, di 3,4°C, scatenando reazioni su tutto l’ecosistema marino ed in questo caso scatenando una forte reazione tossica dell’alga rossa.

Una proliferazione elevata di microalghe nelle acque costiere è un fenomeno ormai conosciuto, tipico delle zone tropicali, a volte così violento da avere effetti dannosi non solo sull’ambiente, ma anche sulla salute dell’uomo. Alcune microalghe infatti hanno la capacità di produrre tossine o palitossine e, se incontrano condizioni favorevoli, si estendono per chilometri provocando la morte di tutto ciò che toccano. Le palitossine sono tra le più potenti tossine marine di natura non peptidica e tra le principali cause di avvelenamento degli animali marini.

L’economia di Chiloé in ginocchio, in pericolo la salute della popolazione

Come in una “tempesta perfetta”, il disastro ambientale Cileno, simile a quello accaduto in Brasile lo scorso novembre, è il frutto di una concatenazione di cause ed eventi.

Salmoni, totani sardine, vongole , meduse, crostacei e calamari, tonnellate e tonnellate di carcasse, compresi animali che si sono nutriti in mare, foche e balene ma anche uccelli e cani e, come succede nella catena alimentare,  anche persone, intossicate per aver mangiato pesce.

I pescatori sono ormai in ginocchio, l’economia del luogo è ferma e iniziano le proteste: il Governo non è in grado di fermare la crisi ambientale e, dopo una lunga trattativa con la popolazione, ha pensato di concedere $441 ad ogni famiglia colpita dal disastro per provvedere ai beni di prima necessità.

Uscire da questa situazione è, ad oggi, impensabile: gli esperti parlano di un miglioramento non prima del 2018. Tempi lunghissimi  e nessuna soluzione in vista, dato che non esiste un modo per combattere l’alga rossa, le cui tossine rendono il pesce inquinato e quindi non commestibile.

L’intero ecosistema marino è in pericolo, poiché una morte così massiccia di specie permette la proliferazione di altre specie portando ad uno squilibrio di ampie zone d’oceano.

Un futuro tutt’altro che roseo per l’intero pianeta.

 

 

Fonte: nationalgeographic.it