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Ciao Enrico

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L’11 giugno del 1984, muore Enrico Berlinguer, il popolare e amato segretario del partito Comunista Italiano.

Non è la stanchezza ma un ictus

Pochi giorni prima,  il 7 giugno, tutta Italia ha potuto assistere al momento in cui sul palco di Piazza della Frutta di Padova, durante il comizio di chiusura delle elezioni europee, viene colpito da un grave malore. Gli manca il respiro, sussurra, le forze gli vengono meno, eppure continua a parlare. «Compagni, proseguite il vostro lavoro… casa per casa… strada per strada…», pronuncia le sue ultime parole con la voce fioca e un fazzoletto bianco premuto sulla bocca. Non è la stanchezza ma un ictus che lo porta alla morte. L’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, lo piange  «come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta» e ne riporta la salma a Roma sull’aereo presidenziale.

Un uomo di immacolata onestà

Nei giorni che seguono la morte sono molti a celebrarne le doti, non soltanto i suoi compagni di lotta e di partito. Anche un vecchio conservatore come Indro Montanelli piange la fine di «un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini spontanee, più turbato che allettato dalla prospettiva del potere, e in perfetta buona fede». I suoi funerali, a piazza S. Giovanni, a Roma, sono l’occasione di un immenso corteo. Nel 1994 i Modena City Ramblers incideranno il brano I funerali di Berlinguer, ispirato a quelle giornate.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".