Favorire un’armonica interazione tra uomo e ambiente, tra corpo e psiche, tra psicologia e ambientalismo sono gli obiettivi principali dell’ecopsicologia.
Gli svuluppi dell’ecopsicologia
Quattro sono le direzioni in cui l’ecopsicologia si sviluppa attualmente:
- Lo studio del rapporto uomo-natura in altre culture, facendo interessanti correlazioni tra qualità di rapporto con la natura, qualità di rapporti interpersonali, e qualità di valori di ogni società. Nativi americani, indios, aborigeni australiani, dogon, esquimesi, sono tutti esempi di popoli che forse noi ancora consideriamo con più o meno benevolenza “primitivi”, ma che dal punti di vista etico e sociale sono sicuramente molto avanzati.
- Lo sviluppo di un nuovo atteggiamento nei confronti della natura, rivolgendosi soprattutto al campo dell’educazione, mostrando che la natura non è solo un ambiente ostile in cui cercare di sopravvivere o un deposito di risorse da sfruttare senza riserve, e neppure qualche cosa di carino da salvare per benevolenza e magnanimità. La natura è un essere vivente di cui siamo parte integrante. Se vogliamo salvaguardare non solo la nostra sopravvivenza fisica – perché anche questa è in gioco – ma anche l’equilibrio e il benessere psicologico e spirituale, abbiamo bisogno di natura attorno a noi.
- Un’applicazione in campo più propriamente terapeutico che affronta il disagio sociale e individuale correlandolo anche al quadro ambientale in cui si vive, prendendo in condiderazione anche le conseguenze dello sradicamento dalla natura. L’incontro con la wilderness – la natura incontaminata – diventa un’opportunità di riscoperta e valorizzazione degli aspetti più profondi e vitali del proprio essere. Il paesaggio naturale può diventare un nuovo setting terapeutico, riconoscendo che l’incontro con colori, spazi, ritmi, suoni diversi favoriscono il rilassamento della mente e il contatto con le emozioni, oltre ad offrire una preziosa opportunità di scarica fisiologica di tensione e stress. La natura diventa una metafora per esplorare il mondo interiore, altrettanto vasto e sconfinato di un pianeta con i suoi abissi e le sue altezze. Citando nuovamente lo psicoterapeuta James Hillman: “Forse per comprendere le malattie dell’anima dobbiamo comprendere le malattie del mondo”.
- L’elaborazione di nuove strategie per portare avanti la causa ambientalista, impostando il proprio discorso non più su una colpevolizzazione per il degrado ambientale, ma su un coinvolgimento attivo, pratico e ottimistico per risolvere i problemi. Dave Foreman, che si definisce un ecowarrior, ricorda ai colleghi che il più grande obiettivo è quello di: “Aprire l’anima all’amore per questo glorioso, lussureggiante, animato pianeta”. E dimenticare questo vuol dire danneggiare la nostra salute mentale!
Marcella Danon
per saperne di piu’ www.ecopsicologia.it