Home C'era una volta “Funiculì funiculà”, il primo jingle pubblicitario

“Funiculì funiculà”, il primo jingle pubblicitario

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Il 6 maggio 1880 intorno alle 17 viene inaugurata la funicolare del Vesuvio. L’evento è destinato a lasciare un segno anche nella storia della musica e della pubblicità. Tutti conoscono l’aria e le parole di Funiculì funiculà, probabilmente la tarantella più famosa del mondo. Pochi sanno però che si tratta di uno dei primi motivetti pubblicitari (quelli che chi vuol far scena chiama “jingles”).

Serve una campagna per superare la diffidenza

Tutto inizia quando si scopre che la funicolare vesuviana non cattura troppo l’attenzione dei suoi potenziali utenti. I napoletani infatti non sembrano scomporsi più di tanto di fronte a questa meraviglia della tecnica. Un po’ per il prezzo del biglietto, ma soprattutto per la diffidenza nei confronti della “carrozza ‘e ferramenta”, preferiscono continuare ad andare sul Vesuvio a cavallo del “ciuccio”. In questa situazione, forte dello slogan “Oltre a fare e a saper fare bisogna far sapere”, che campeggia nell’ufficio della sua società, il finanziere ungherese Ernesto Emanuele Oblieght, ideatore del progetto, affida la campagna di propaganda a due personaggi particolari: il giornalista napoletano Peppino Turco e il compositore stabiese Luigi Denza. Il secondo è conosciuto perché si dice che dia o abbia dato lezioni di musica ai figli della regina d’Inghilterra, mentre il giornalista Peppino Turco è un gran viveur conosciutissimo in tutti i locali notturni della città. Scrive di getto quei versi destinati a restare immortali e scommette con gli amici che riuscirà a convincere i napoletani a usare la funicolare. Presentata per la prima volta all’albergo Quisisana di Castellammare di Stabia, la canzone trionfa alla Piedigrotta del 1880. Il successo è incredibile. La storia non racconta se gli amici abbiano pagato la scommessa a Turco o se, invece, sia toccato al giornalista saldare un conto salato ai suoi compagni di bisboccia. Più curiose sono le traversie della funicolare. Dopo sei anni Oblieght, obbligato a versare agli amministratori locali 9.000 lire annue più 150 per ogni passeggero, si stanca e la cede alla Societé Anonyme du chemin de fer Funiculaire du Vésuve che nel breve volgere di un paio d’anni va in crisi.

Strauss fa il furbo

Nel 1888 l’impresa viene venduta per 170.000 lire alla compagnia Thomas Cook and Son. L’avvento della nuova compagnia non cambia il clima. I Cook devono subire le ritorsioni delle guide locali, che incendiano una stazione, tagliano i cavi e gettano in un burrone una carrozza. La vicenda si chiude quando John Mason Cook firma un accordo con le guide che prevede venga loro assegnata una percentuale per ogni passeggero trasportato. Pur tra varie traversie l’impianto resta in funzione fino al 1944 quando il Vesuvio si risveglia. La funicolare, già sotto il controllo degli alleati dal 1943 subì danni irreparabili, e non fu più ricostruita. La canzone invece sopravvive al passare degli anni. Richard Strauss la ascolta, la scambia per una melodia tradizionale, la inserisce nella sua Aus Italien e si becca una lunga causa da Denza che pretende (e ottiene) i diritti d’autore. Gustav Mahler, più accorto, la copia modificandone alcune note, nel lied Wo die schoenen trompeten blasen” badando bene a restare sempre al di qua dei limiti del plagio. In ogni caso dal punto di vista commerciale non va poi tanto male se si pensa che in un solo anno le Edizioni Ricordi, la casa milanese che s’è accaparrata i diritti editoriali, vende circa un milione di “copielle” (gli spartiti con il testo) della canzone.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".