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Grottaferrata, la millenaria abbazia

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Grottaferrata

Una passeggiata sulle orme di San Nilo che, nel bel mezzo del verde dei Castelli Romani, fondò nel 1004 l’Abbazia: un gioiello architettonico che racchiude nelle sue mura fortificate dei veri e propri tesori nella famosa biblioteca monumentale.

Per una salutare passeggiata lontano dal caos e dallo smog urbano, cogliete l’occasione di visitare i Castelli Romani, più precisamente Grottaferrata, dove la storia di un’antica Abbazia Greca vi aspetta a soli 20 chilometri dalla Capitale.

Grottaferrata, la nascita dell’abbazia 

I monaci di Grottaferrata sono cattolici basiliani – e non ortodossi come molti pensano – che praticano il rito bizantino, composto da liturgie e cerimonie davvero suggestive.
Il nome ufficiale di questa Abbazia è “Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata”, ma tutti la chiamano semplicemente “San Nilo”.
Prima di diventare insediamento cristiano, questo luogo ospitava una villa romana di età imperiale, costruita su una preesistente cella sepolcrale di età repubblicana chiusa da inferriate (una “ crypta ferrata”, da cui deriva appunto il nome di Grottaferrata). In seguito vi  si stabilì un gruppo di monaci calabresi di rito greco-bizantino, guidati dal vecchio Nilo da Rossano Calabro – a cui, dopo la santificazione, fu intitolata l’abbazia – e dal fedele discepolo Bartolomeo, anch’egli futuro santo. Si narra che essi furono esortati dalla Madonna a costruire un santuario a Lei dedicato: così, nel 1004 cominciarono ad edificare la chiesa sui terreni donati dal conte Gregorio di Tuscolo, che la consacrò nel 1024, appena divenuto Papa Giovanni XIX.
Dopo qualche decina di anni, con la scissione tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, l’Abbazia di Grottaferrata divenne il principale punto d’incontro e dialogo tra oriente latino ed occidente greco-ortodosso.

La sua posizione strategica non consentì ai monaci di trascorrere una vita tranquilla, essendo presa da mira da tutte le milizie che la usavano come tappa per accamparsi durante gli spostamenti da e per la Capitale.

Con il Papa Pio II si trascorse un periodo di pace e di grande sviluppo culturale, ma nel 1482 il Duca di Calabria occupò l’Abbazia con tremila uomini, evento che convinse il Cardinale Giuliano della Rovere a fortificarla, conferendogli l’aspetto imponente  e impenetrabile che permane tutt’oggi.
In seguito, l’Abbazia fu contesa per un lungo periodo tra le potenti famiglie principesche della zona, mentre con Napoleone subì una fase di completo abbandono che durò fino a metà Ottocento, quando fu restituita ai monaci, venendo infine dichiarata nel 1874 monumento nazionale.

Attualmente, l’Abbazia Greca di Grottaferrata costituisce l’ultimo monastero bizantino rimasto in tutta l’Italia meridionale.

Grottaferrata

Testi rari in un scrigno unico

Nell’antica biblioteca, risalente all’epoca della fondazione dell’Abbazia, sono custoditi rarissimi testi, soprattutto riguardanti lo studio della musica greco-bizantina. Entrando in questo ambiente rivestito in legno e con le pareti interamente ricoperte di antichissimi manoscritti – in alcuni dei quali rimangono conficcati resti di ordigni esplosi durante la Seconda Guerra Mondiale – sembra di fare un salto nel passato e di vivere in un mondo pervaso esclusivamente dalla pace e dalla cura spirituale. Qui sorge il Laboratorio di Restauro del Libro Antico, dove sono stati riportati al loro originario splendore libri dal valore inestimabile, tra i quali addirittura il celeberrimo Codice Atlantico di Leonardo da Vinci.

Grottaferrata

 

INFO:

Orario: lunedì–venerdì ore 08.30–13.30; sabato ore 08.30–12.30

Sito: www.abbaziagreca.it

E-mail: sannilo@librari.beniculturali.it