Home C'era una volta I Monkees e l’ultimo treno per Clarksville

I Monkees e l’ultimo treno per Clarksville

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Il 29 ottobre 1966 il primo singolo dei Monkees, Last train to Clarksville, raggiunge il primo posto in classifica negli Stati Uniti. Lo stesso fa l’Lp The Monkees nella classifica degli album.

Un fenomeno improvviso

I Monkees sono diventati un fenomeno nello spazio d’un mattino: il merchandising dei prodotti reclamizzati con la loro immagine alla fine del 1966 aveva raggiunto la cifra di 20 milioni di dollari. Quando i Monkees fanno la loro prima apparizione dal vivo, costituiscono il fenomeno musicale più imponente dai tempi della Beatlemania. Un concerto alle Hawaii, termina con una serie di disordini provocati dallo scatenarsi dei fan. Nel febbraio del 1967 è pronto il secondo Lp, More of the Monkees, mentre il primo album è ancora al numero uno, e il singolo I’m a believer, firmato da Neil Diamond, raggiunge senza problemi il vertice delle classifiche tanto americane quanto inglesi.

Una programmazione totale

Dietro al successo c’è una programmazione totale. Nei dischi le parti strumentali sono affidate a session men, mentre i Monkees si limitavano a cantare. Un gruppo di autori scelti fra i migliori del panorama pop – Gerry Goffin, Carole King, Neil Diamond, Carole Bayer Sager, Neil Sedaka – facevano parte di una squadra di “assistenti creativi” al progetto. Il più musicista dei quattro, Mike Nesmith, si sentiva prigioniero di questa situazione che considera frustrante per la sua credibilità musicale e chiede la testa di Don Kirshner, capo delle edizioni musicali Screen Gems che amministrano i Monkees. È disposto ad andarsene se non ottiene la garanzia di poter suonare effettivamente anche nei dischi. La disputa finisce in tribunale e Kirshner viene effettivamente liquidato con una cospicua buonuscita mentre i Monkees conquistano il diritto a partecipare alle proprie incisioni, sotto la direzione e produzione di Chip Douglas.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".