Home C'era una volta Jean Gabin, l’eroe proletario senza paura

Jean Gabin, l’eroe proletario senza paura

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Il 17 maggio 1904 al numero 23 di Boulevard Rochechouart a Parigi nasce Jean Gabin. Alcune biografie gli regalano due anni facendolo nascere nel 1906. Cantante e attore, il suo personaggio cinematografico, un rude e concreto proletario capace di farsi valere in un mondo di pescecani, ha commosso, esaltato e affascinato più d’una generazione in Francia come in gran parte dell’Europa. Ha saputo innervare le speranze di riscatto delle classi subalterne portando sullo schermo gli eroi di un mondo precario, uomini capaci di reagire alle batoste della vita con la forza della disperazione per i quali l’amicizia e la solidarietà diventano un vincolo forte come una corazza.

Il profilo cambiato da un pugno

All’anagrafe viene registrato come Jean Alexis Moncorgé ed è figlio d’arte. Suo padre infatti è Ferdinand Joseph Moncorgé, un attore e cantante d’operetta conosciuto nella capitale con il nome d’arte di Joseph Gabin mentre la madre, Hélène Petit, canta nei caffè concerto. Il bambino non soffre certo di solitudine, visto che i suoi genitori prima di lui hanno messo al mondo altri sei figli tra maschi e femmine. I piccoli Moncorgé vengono spediti a Mériel du Val d’Oise, un tranquillo borgo di campagna lontano dalla frenetica vita della Parigi notturna dei loro genitori. Qui Jean è affidato alle cure della sorella maggiore Madeleine e cresce nella strada imparando molto presto a farsi rispettare. Quando non bastano le parole arrivano i pugni. Ha soltanto dieci anni quando nel corso di un improvvisato incontro di boxe con un suo coetaneo un colpo ben assestato gli frantuma il setto nasale regalandogli un profilo nuovo destinato a portargli tanta fortuna qualche anno dopo. Nel 1919 mamma Hélène muore. La sua scomparsa è un colpo duro per tutti i figli, ma soprattutto per Jean, che ha quindici anni e decide di lasciare il liceo per lavorare. Fa il fattorino della società elettrica parigina, il manovale in un cantiere edile, l’operaio in una fonderia, il magazziniere in un deposito di auto e lo strillone di giornali. Tenta anche, senza fortuna, di diventare macchinista ferroviario seguendo le orme del nonno materno.

Dalla Rivista allo schermo

A diciotto anni Jean Alexis Moncorgé comincia a pensare al mondo dello spettacolo. Chiede un consiglio a suo padre che lo incoraggia e lo aiuta a muovere i primi passi. Il ragazzo, che ha scelto il nome d’arte di Jean Gabin in continuità con quello del padre, mostra di avere talento. Le sue qualità e la sua formidabile faccia tosta gli fanno conquistare una discreta popolarità come cantante d’operetta ed eclettico intrattenitore di music hall. Nel 1926 Mistinguett lo vuole al suo fianco per la rivista “Paris qui tourne” nella quale Gabin canta per la prima volta l’indimenticabile Java de Doudoune, un brano destinato ad accompagnarlo anche nei decenni successivi. I ripetuti successi nel teatro di varietà e nell’operetta non sfuggono alla nascente industria cinematografica francese che si sta rinnovando dopo l’avvento del sonoro. Il primo film interpretato da Jean Gabin è del 1930. Si intitola “Chacun sa chance”, è diretto da René Pujol e Hans Steinholf. L’esperienza si rivela interessante ma non sembra segnare particolarmente la sua carriera. Seguono altri lungometraggi ma alle luci un po’ fredde dei set cinematografici Jean Gabin sembra preferire ancora il calore del palcoscenico, la passione degli abitatori della notte parigina che affollano i suoi spettacoli. Cambia idea alla metà degli anni Trenta quando il cinema comincia ad affidargli ruoli sempre più importanti e definiti. Grazie al lavoro di registi come Julien Duvivier, Jean Renoir, Marcel Carné, Jacques Becker e tanti altri il grande schermo diventa progressivamente la sua dimensione principale, quasi esclusiva. Lo chansonnier Jean Gabin si trasforma così uno degli attori simbolo della scuola realista Il 15 novembre 1976 muore all’ospedale di Neully sur Seine ucciso dalla leucemia che lo sta consumando da molto tempo. Ha settantadue anni. Per sua disposizione viene cremato e le sue ceneri disperse in mare venti miglia al largo delle coste bretoni.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".