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Le “Memorie” generazionali di Sergio Algozzino

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Sergio Algozzino
Un disegno di "Memorie a 8bit"

Può bastare una dolce, tenera e sensibile graphic novel per raccontare la memoria collettiva di coloro che sono nati tra la seconda metà degli anni ’70 e i primi anni ’80? È quello che ha provato a realizzare il fumettista palermitano Sergio Algozzino in Memorie a 8bit (Tunuè, 2014), dove l’autore ripercorre, attraverso un racconto autobiografico a fumetti di ventisei brevi capitoli, i suoi e i nostri ricordi più belli di quello che viene ormai definito “il decennio più rimpianto” dagli italiani. Attraverso un tuffo nella memoria possibile anche grazie ai suoi “avatar”, rivediamo piccoli oggetti e grandi emozioni che hanno contribuito a creare l’immaginario collettivo di quella che Alessandro Aresu ha chiamato “generazione Bim Bum Bam”. Che poi si tratti del Commodore 64, dei gelati Algida o degli Exogini, poco importa; quello che Algozzino riporta alla memoria è la nostra vita prima che la tecnologia invadesse ogni singolo aspetto della quotidianità, facendoci riassaporare, anche solo per uno struggente attimo, le sensazioni provate da bambini perché, al fondo, “molti oggetti sono depositari di ricordi: un anello, un vestito, una cartolina, una panchina…a volte è un odore a trasportarti nel passato, altre un sapore, e ogni minuto che passa sarà un ricordo per quello che verrà dopo”.

Il “viaggio” nella memoria di Algozzino

I ricordi di Algozzino, un racconto tra anni ’80 e ’90

Chi non si è cimentato nelle collezioni dei giochi contenuti nelle scatole delle merendine? Chi non ha trascorso pomeriggi interi a giocare al Commodore 64 (con le relative vicissitudini con i movimenti del joystick)? Chi non ha passato ore ed ore incollato alla TV a vedere i cartoni animati giapponesi? Se non avete vissuto simili momenti allora non potete capire cosa ha segnato per sempre l’animo della Generazione X.

Sergio-AlgozzinoIl merito di Sergio Algozzino (in foto) sta nel rievocare questi pezzi di passato con la giusta nostalgia di un periodo felicemente trascorso senza scadere in facili sentimentalismi. Ecco allora riapparire il suo Liceo ricordandone le lezioni in classe e il suo ritorno nell’edificio ormai abbandonato e prossimo all’abbattimento. Seguiamo Algozzino nel suo viaggio della memoria attraverso le aule e i corridoi della scuola quasi a rivivere momenti che, in fin dei conti, abbiamo vissuto tutti noi: l’attendere il suono della campanella per andare a casa, il cambio dell’ora per “sfangare” un’insidiosa interrogazione oppure entrare alla seconda ora per evitare una scomoda lezione. E con tutte quelle mille e piccole complicità che nascono solamente tra chi condivide la stessa situazione. Ma il fumettista palermitano rievoca anche un pezzo della recente storia tecnologica aprendo una finestra sulle cabine telefoniche, ormai dei pezzi d’antiquariato ma che, per molti “Bim Bum Bam”, hanno costituito dei veri e propri luoghi d’iniziazione. Chi non vi si è mai rifugiato per proteggersi da un’improvvisa pioggia? Chi non ha mai provato a tirare scherzi telefonici da un’anonima cabina? E chi non ha mai digitato quei tasti, cuore in gola, nell’attesa che, dall’altra parte della cornetta, rispondesse la biondina o la moretta che ci faceva girare la testa? Le cabine telefoniche diventavano allora il luogo di questi inconfessabili “delitti”. E Algozzino, ripensando a questi momenti, non può che fare il paragone con l’oggi:“Da allora la comunicazione è cambiata radicalmente, le cabine sono scomparse poco a poco e le poche in circolazione sono soltanto uno strano oggetto folkloristico buono solo per pisciarci dentro. Io vorrei averne una in casa, dove potere chiudere gli occhi e riassaporare un po’ di vecchia, sana voglia di comunicazione”. E anch’io ogni tanto, quando ne vedo una, ripenso ai tanti momenti che hanno costituito la mia adolescenza. Un luogo dove si poteva innocentemente immaginare d’essere Superman che, appunto in una cabina telefonica, si cambiava per diventare il famoso supereroe.

https://www.youtube.com/watch?v=rAU4Pf6BPPo

Ovviamente, non potevano mancare i computer (rigorosamente Commodore 64) e i videogiochi (altrettanto rigorosamente comprati in edicola o duplicati tramite lo stereo di casa). E allora torna alla mente l’attesa dell’infinito “loading” dei giochi con tanto di rumorino in sottofondo, torna alla mente l’incubo dei giochi dove bisognava procurarsi delle lesioni muscolari agitando il joystick per far muovere il proprio personaggio così come tornano alla mente tanti videogiochi che hanno allietato l’infanzia di molti. Per quanto mi riguarda, mi limiterò a citare il Daley Thompson’s Olympic Challenge, le edizioni delle Olimpiadi della Epyx e il Kenny Dalglish soccer manager. Ad accompagnare questi momenti davanti al video, non potevano mancare le merendine e i succhi di frutti. A rivederle oggi, non si può non pensare all’incredibile varietà e fantasia delle sorprese. E anche qui, chi non si è ingozzato di Tegolini e Buondì Motta per i loro regali e le varie raccolte punti? E chi non si ricorda dei succhi di frutta Valfrutta con i tappi con sopra le bandiere dei vari Paesi del mondo (tra l’altro, era il “perfido” stratagemma ideato da mia madre per farmi bere i succhi di frutta vista la mia passione per la geografia e le bandiere)? Nel viaggio della memoria di Algozzino trovano spazio anche i tre giorni della leva obbligatoria per noi maschi (a proposito, mi lega a Sergio la comune appartenenza all’Arma della marina militare seppur con diversa destinazione – lui Taranto, io La Spezia) e la musica con la sua potente forza evocatrice. Algozzino cita molte canzoni legate a suoi momenti ma ognuno di noi, com’è giusto, ha le sue personali compilation. E, in the end it’s right, per dirla con i Green Day.

Luoghi, ricordi e attimi

Ma nel suo diario a fumetti, Algozzino non si limita solamente a “rimembrare” vicende personali. Tocca con molto garbo anche la storia e la cultura della sua terra, la Sicilia, ricordando i Vespri Siciliani (a proposito, non fate pronunciare a un francese la parola “cece” quando si trova in Sicilia…) passando per Monsieur Procopio De Coltelli ossia l’inventore del moderno gelato (benefattore dell’umanità, aggiungerei) e arrivando fino alla passione per i palermitani per il cibo parlando del curioso elenco dei prodotti tipici del luogo come le panelle, la cassata e “l’apoteosi della frittura”: la rascatura. È una narrazione dell’ originalissimo carattere della Sicilia e di Palermo, quella di Algozzino. Ma si lega con i momenti più intensi della sua infanzia, che, tuttavia, per certi versi, è stata anche la “nostra”. Ed è toccante il ricordo di Algozzino della casa della nonna nel quartiere Tommaso Natale; il luogo che l’ha visto crescere, vivere attimi indimenticabili e provare il primo amore per una coetanea. Fino al giorno in cui l’abitazione fu messa in vendita: “Il giorno in cui da un’altra parte venivano consegnate le chiavi, andai con Cecilia a fare un ultimo giro, a fotografare tutto, a fare qualche filmino, a visitare le stanze più conosciute e anche quelle meno conosciute…a ricordare come erano prima, dato che erano già svuotate, e a passeggiare in giardino, ormai abbandonato a se stesso con la vasca prosciugata e i grumi di terra nascosti dall’erbaccia. E a salire sul tetto, per la prima volta in vita mia, a respirare per l’ultima volta una certa aria, un certo odore, che non è odore del passato, è odore di casa di nonna”.

E un’ultima riflessione non può non essere dedicata a ciò che sta davvero caratterizzando la Generazione X: la consapevolezza dello scorrere rapido del tempo e la nostalgia degli anni che furono; anni che più passano e più diventano mitici. D’altro canto, “il teorema di Dragonball – sottolinea bene Algozzino – non si smentisce mai, il tempo scorre molto più velocemente”. Era un mondo senza telefonini ma con le carte telefoniche della Sip, senza internet ma con le cassette stereo da riavvolgere con la penna. Un tempo dove si avverte la sensazione (ma forse pare a noi prossimi ai quaranta) che tutto fosse più semplice, più sincero e più genuino. Ed è su questa percezione di “innocente purezza” che s’innesta la nostalgia tipica di chi è cresciuto negli anni ’80 e ’90. Memorie a 8bit di Sergio Algozzino ci fa commuovere nello sfogliarlo, ci fa sorridere nel far rivivere certe situazioni e ci lascia addosso quella sensazione dolceamara di chi ripensa alla propria infanzia e a un passato recente ma già molto lontano. Ma, ed è questa, forse, la caratteristica migliore della Generazione X, sempre con la voglia di farci sorprendere da nuove emozioni, fosse anche di un “bel souvenir” alla Ligabue che, alla fine, ci farà contenti.

Ed è proprio su quest’argomento che lasciamo, per l’ultima volta, la parola a Sergio Algozzino : “Ma non paura di morire, bensì paura del tempo che passa, che non ci permette di fare tutto quel che vorremmo fare o, ancora peggio, non ci permette di scoprire qualcosa che vorremmo fare e che ancora non sappiamo di desiderare. Paura del tempo, tempo che, nonostante i miei sforzi, mi sfugge di mano troppo velocemente”.

In copertina: un disegno di Sergio Algozzino tratto dal libro