Home C'era una volta Linda Ronstadt e la Bohème

Linda Ronstadt e la Bohème

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Molta curiosità circonda “La Bohème” in programma il 30 ottobre 1984 al Public Theatre di New York. I biglietti sono esauriti da giorni per quello che, con un po’ di esagerazione, è stato definito “l’avvenimento musicale dell’anno”.

Un debutto singolare

La ragione di tanto interesse è il debutto lirico, nel ruolo di Mimì, di Linda Ronstadt, uno dei più emblematici personaggi della scena musicale statunitense degli anni Settanta. Nata nel 1946 a Tucson, in Arizona, a diciott’anni se ne va a Los Angeles in cerca di fortuna con una chitarra, una voce dal timbro caldo e una bellezza intrigante. Il primo successo discografico è Different drum, un brano scritto dall’ex Monkees Mike Nesmith e interpretato insieme alla sua band di quel periodo, gli Stone Poneys e nel 1973 riceve il suo primo disco d’oro per le vendite dell’album Don’t cry now. Da quel momento la sua carriera prende il volo. Coccolata dai migliori autori californiani che le costruiscono addosso una lunga serie di brani di successo, rischia di farsi travolgere dalla popolarità. A partire dalla fine del 1977 il suo nome scivola dalle rubriche musicali dei giornali alle pagine di cronaca e per tre anni non pubblica alcun disco, se si eccettua l’album dal vivo Living in the USA.

Un gioco al massacro

In una sorta di gioco al massacro i media statunitensi la descrivono o come una paranoica in preda a frequenti crisi psichiche o come una tossicodipendente obbligata a periodici interventi di chirurgia plastica per suturarsi le narici bucate dalla cocaina. Si parla a lungo anche di un suo il suo flirt con il governatore della California Jerry Brown, candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, e pian piano la sua attività musicale diventa uno sbiadito ricordo del passato. In realtà Linda sta meditando scelte diverse. È alla ricerca di nuove strade e nel 1980, tra la sorpresa generale, fa il suo debutto teatrale nel musical “The pirates of Penzance”. Il ritorno sulle scene segna anche la ripresa della produzione discografica con album diversi dal passato, più maturi e strutturati in modo da consentire alla sua voce di sperimentarsi in generi e stili diversi. Liberatasi dalla prigionia di un genere decide di misurarsi anche con il melodramma. La critica le è al fianco e il pubblico la segue con simpatia. Per questo la sera del 30 ottobre 1984 sono in molti ad applaudire la sua nuova sfida.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".