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Lo scandalo del figlio di Mina

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Il 18 aprile 1963 vede la luce il piccolo Massimiliano Pani, figlio di Mina, protagonista involontario di uno scandalo che costa alla cantante un lungo periodo di epurazione dai programmi televisivi e radiofonici.

Si sono innamorata e allora?

Tutto inizia nel mese di settembre del 1961 quando Mina, che con le gemelle Kessler è la vedette di “Studio Uno”, uno dei più famosi programmi televisivi di varietà, incontra al bar della Rai di Via Teulada a Roma l’attore Corrado Pani. Il regista televisivo Guido Sacerdote fa le presentazioni. Tra l’attore affermato, pupillo di Luchino Visconti, e la cantante scocca una scintilla di simpatia. Passano insieme la serata, si rivedono di nuovo e in breve tempo la simpatia diventa amore. C’è, però, un problema non secondario nell’Italietta bigotta e conformista di quel periodo: l’attore è sposato. Per un po’ si vedono di nascosto, ma la relazione diventa di dominio pubblico quando una giornalista milanese sorprende Pani che sta telefonando alla cantante dal set del film “La monaca di Monza”. Mina, stanca di sotterfugi e mezze verità ammette: «Sì, sono innamorata e con questo?»

L’Italia bigotta non perdona

La situazione è destinata a complicarsi ancora di più quando, all’inizio del 1963, diventa di pubblico dominio la notizia che la cantante aspetta un figlio da Corrado Pani. La situazione si fa insostenibile per la moralità dell’epoca, ma lei tira dritto e va fino in fondo. «Sarebbe semplice rinunciare a un figlio, ma io voglio questa creatura perché è il figlio dell’uomo che amo, anche se la legge degli uomini ha la sua importanza e mi è contro». Il 18 aprile 1963 vede la luce il piccolo Massimiliano Pani, destinato a diventare ben presto un protagonista involontario delle cronache dell’epoca con il soprannome di “paciughino” datogli dalla madre. Mina è costretta a pagare duramente la scelta con un ostracismo televisivo spietato. La Rai non può accettare di dare spazio a una ragazza-madre mentre gli ambienti più bigotti le voltano le spalle e non perdono occasione per attaccarla. Nella sua battaglia è sola. Molti amici o supposti tali se la squagliano. Le restano le serate e i dischi. Per la prima volta scopre che può mantenere vivo il rapporto con il suo pubblico anche senza apparire in televisione.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".