Home C'era una volta Lonnie Donegan, il re dello skiffle

Lonnie Donegan, il re dello skiffle

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Il 29 aprile 1931 nasce a Glasgow, in Scozia, Anthony Donegan destinato a diventare, con il nome d’arte di Lonnie Donegan, il personaggio più popolare della musica britannica degli anni Cinquanta. La sua formazione musicale avviene soprattutto nel jazz con solide radici nel folk. Il primo maestro è suo padre violinista. A diciassette anni suona in una band di Glasgow e tra il 1949 e il 1950 è il batterista della Wolverines Jazz Band. Il primo vero successo arriva nel 1955 con Rock island line un brano inserito in un album della band di Chris Barber di cui lui è cantante e bassista. All’interno del gruppo di Donegan suona arie skiffle con il semplice accompagnamento di basso, chitarra e washboard guadagnandosi presto un’attenzione tutta particolare. La sua grande verve interpretativa e i suoi celebri “crescendo” vocali e strumentali in brani che, spesso volutamente, partono a passo di lumaca, cominciano a rubare gli applausi destinati a Barber. Rock island line, pubblicato dalla Decca, vende un milione di copie in tutto il mondo.

La scelta di diventare solista

La situazione è matura per un salto di qualità. L’anno dopo lascia i compagni e prosegue da solo. Nei cinque anni seguenti per trenta volte arriverà nelle prime posizioni della classifica britannica dei dischi più venduti e tre volte al vertice con i brani Cumberland gap, Gamblin’ man e My old man’s a dustman. Esponente di primo piano dello skiffle, il genere considerato un precursore del rock and roll, che domina la musica popolare inglese di quel tempo, Lonnie Donegan è il più grande fenomeno musicale di massa britannico prima dei Beatles. Quando la sua stella comincia a declinare sotto i colpi del beat e delle nuove rivoluzioni che arrivano dal rock non si preoccupa troppo. Accetta la nuova situazione e ritorna a guadagnarsi il pane quotidiano suonando nei club degli operai e nei luoghi di ritrovo dei minatori. Tiene duro per vent’anni prima di ritrovare la strada del successo. E tuttavia è proprio in questo periodo che, anche secondo quanto scrive l’etnomusicologo Alan Lomax che Donegan si conquista un ruolo importante nella storia della musica. Il suo merito principale resta quello, non si sa quanto consapevole, di aver interpretato con lo skiffle e i suoi primi successi le inquietudini del mondo giovanile. Lo skiffle resta la culla del futuro British Rock. A tempo di skiffle debutteranno i Quarrymen di John Lennon e Paul McCartney, diventati in seguito Beatles e anche Alexis Korner passato dal blues solistico allo skiffle e da questo al rhythm and blues.

Protagonista della skiffle-mania

Tutto ciò avviene per merito della tenacia di Lonnie Donegan, cui gli statunitensi regalano il soprannome di “The Irish Hillbilly”, nonostante sia originario della Scozia e parli con tipico accento londinese “cockney”, Donegan diventa per tutti il “re dello skiffle”. Tutta Londra e parte dell’Inghilterra suona quella musica. Decine, centinaia di gruppi, la strimpellano alla chitarra, accompagnandosi con il washboard (una vera asse per lavare) e il tea-chest (un basso ottenuto usando come cassa armonica una vera cassa da tè) o il beer-barrel bass (un basso la cui cassa armonica è un barile di birra). La skiffle-mania si propaga a macchia d’olio, incoraggiata dall’apparente facilità di esecuzione musicale e prepara la strada all’esplosione beat. Lonnie Donegan, pur non essendo più all’apice del successo, continua a suonare e a cantare incurante del progressivo peggioramento della sua salute. Il primo infarto lo colpisce nel 1976. In ogni caso non smette di esibirsi. Altri seguiranno fino all’ultimo che lo uccide il 3 novembre 2002, a Peterborough.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".