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Mondiali sul filo, la fine di un ciclo

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Mondiali calcio

Partiti, ormai da quasi una settimana, i tanto attesi e sospirati “mondiali di calcio edizione 2014” e già ci sono, nel pieno rispetto delle migliori tradizioni, le prime piccole, grandi sorprese. Cominciamo proprio dalla squadra brasiliana da sempre eterna favorita, da sempre croce e delizia di un intero appassionatissimo paese.

Mondiali sul filo per i campioni

La squadra di Scolari delude ancora una volta le forse eccessive aspettative regalando ai propri tifosi l’ennesima partenza incerta: vinto il match di esordio con la complicità arbitrale (concesso dall’arbitro Nishimura un rigore inesistente che risulterà decisivo contro un’ottima e ben organizzata Croazia) nella sua seconda uscita non va, infatti, oltre un incolore pareggio con un agguerritissimo Messico. E, come qualcuno direbbe, il Brasile che pareggia 0 a 0 è un po’ come una spiaggia di Copacabana senza belle ragazze.

Demerito, certo, della compagine carioca ma merito anche del sorprendente Guillermo Ochoa, il portiere della nazionale “tricolor” attualmente senza club, finito sotto milioni di ammirati riflettori grazie ad almeno quattro spettacolari interventi “salva porta” su conclusioni di Neymar e Thiago Silva.

A soprendere è la Spagna

A sorprendere molto più del Brasile è, però, la Spagna protagonista di un vero e proprio suicidio calcistico prima con l’Olanda e poi con il Cile. Suicidio per effetto del quale ora i campioni in carica, dopo aver incassato ben sette reti e averne messa a segno soltanto una, si trovano incredibilmente già fuori dal mondiale. E chi l’avrebbe mai detto che le “furie rosse” avrebbero lasciato la competizione addirittura al primo turno, che avrebbero abdicato proprio nello stesso giorno, ironia della sorte, dell’abdicazione del loro re Juan Carlos. Colpa sicuramente di un Casillas mai così goffo e impacciato, di uno scarsissimo stato di forma di quasi tutti i suoi giocatori simbolo come Iniesta, Xavi e Piquet.

A dirla tutta, però, la sensazione è che ci sia qualcosa in più, che quello che è appena accaduto in terra brasiliana sia solo il primo, forte, segnale della fine di un ciclo. Che si dia dunque pace il povero Del Bosque: a restare in terra spagnola forse è stata solo la voglia, la fame di altri straordinari successi. E magari, dopo aver vinto tutto quello che si poteva davvero desiderare di vincere, è anche un po’ comprensibile. L’ultimo commento lasciamolo per la nostra nazionale che dopo un discreto esordio con l’Inghilterra si arrende, senza entrare quasi mai in partita, a una coriacea Costa Rica. Ora la prossima sarà con l’Uruguay e Prandelli e i suoi ragazzi sanno che questa volta non sono proprio ammessi errori.