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Nepal, la foresta brucia

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La distruzione di migliaia di ettari di foresta a causa di misteriosi incendi ha portato le comunità del Nepal in ginocchio. Questa settimana, più di 200 incendi hanno colpito vaste aree sparse in tutta la regione, causando gravi danni ai villaggi e uccidendo animali selvatici e bestiame. A causa delle poche stare percorribili, le operazioni di soccorso faticano a raggiungere i villaggi più remoti.

In Nepal la foresta brucia

Da un lato i locali accusano i governi locali di sottovalutare il fenomeno che si verifica ogni anno durante la stagione secca; dall’altro, gli ambientalisti temono il cambiamento climatico e le disastrose conseguenze che ne derivano.

Krishna Acharya, direttore generale del Dipartimento dei Parchi Nazionali e della Conservazione della Fauna Selvatica del Nepal, ribadisce che si sta facendo tutto il possibile per tenere sotto controllo la situazione e limitare i danni ma che non sono disponibili “mezzi adeguati a causa dei pochi fondi stanziati per la prevenzione degli incendi.” In questi giorni, il governo di Kathmandu ha lanciato un allarme incendio che potrebbe durare diverse settimane.

 

Migliaia di ettari andati in fumo

Ramesh Tapa, responsabile del Parco Nazionale di Bardiaya, spiega che in pochi giorni migliaia di ettari di foresta sono stati bruciati e che non è la prima volta: queste zone protette – come anche il Chitwan National Park e il Parsa Wildlife Reserve – sono state colpite da forti incendi negli ultimi anni. “Molte zone sono isolate e difficili da raggiungere” spiega Tapa, “e noi non abbiamo ancora dati precisi sui danni causati a persone, flora e fauna.” Egli sostiene inoltre che le autorità devono far attenzione soprattutto alle foreste presenti nelle regioni montagnose nepalesi, le quali sono particolarmente vulnerabili in quanto pullulano di conifere, specie arboree le cui resine sono altamente infiammabili.

Secondo Prasad Sharma, coordinatore per la Strategia Internazionale dell’ONU per la Riduzione delle Catastrofi in Asia, solo questa settimana sono stati registrati l’83% degli incendi che solitamente si verificano in un anno. Nonostante questo tipo di incendi in Nepal non sono infrequenti – soprattutto durante la regione secca tra ottobre e gennaio – questa volta qualcosa è andato storto. Solitamente, la maggior parte degli incendi nascono come conseguenza delle pratiche taglia-e-brucia degli agricoltori che puntano ad un miglior utilizzo della vegetazione per i propri raccolti. Quest’anno però gli incendi si sono propagati senza sosta e si sono registrati soprattutto nei parchi nazionali, zone protette dove queste pratiche agricole sono rare. Anil Manandhar, responsabile del WWF Nepalese, ha quindi avuto ragione a chiedere: “stiamo aspettando un disastro ambientale di ancor più grandi proporzioni per ammettere l’esistenza del cambiamento climatico globale?”

La colpa del riscaldamento globale

Per quasi sei mesi, in gran parte del paese, non sono state registrate precipitazioni. Questi dati confermano il più lungo periodo di siccità della storia del Nepal. Secondo Nirmal Rajbahandari del Dipartimento di Idrologia e Meteorologia “questo inverno è stato particolarmente secco e” aggiunge, “è stato osservato un peggioramento negli ultimi quattro anni. Quest’anno però è stato stabilito il record.” Inoltre, sono apparse forti precipitazioni durate solo brevi periodi – fenomeno chiamato cloud burst phenomena – e frequenti ed improvvisi acquazzoni, entrambi dimostrazione della presenza di eventi meteorologici estremi ed inusuali. “A seguito degli insoliti eventi accaduti negli ultimi anni, si può sostenere che gli incendi che quest’anno hanno devastato il Nepal sono una delle peggiori conseguenze derivate dal cambiamento climatico globale” dichiara Rajbhandari.