Home C'era una volta Nilla Pizzi, la Regina della canzone

Nilla Pizzi, la Regina della canzone

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Il 16 aprile 1919 a Sant’Agata Bolognese nasce Nilla Pizzi. Indiscussa “Regina della canzone italiana”, è stata, insieme a Claudio Villa, uno dei primi grandi fenomeni pop della musica leggera italiana. Negli anni Cinquanta sono migliaia i club a lei dedicati e gli ammiratori fanno la fila per assistere alle sue esibizioni mentre i giornali con la sua foto in copertina vanno a ruba. I suoi veri o presunti flirt occupano le cronache rosa e non mancano voci di tentati suicidi da parte di appassionati spasimanti. Per Adionilla Negrini Pizzi, questo è il suo vero nome, non sono anni facili quelli dell’infanzia. L’Italia uscita da un sanguinoso conflitto sta precipitando nella dittatura e le condizioni economiche del paese non aiutano a sognare, ma nonostante tutto la piccola Adionilla coltiva una precoce passione per lo spettacolo cantando, recitando e danzando negli spettacoli scolastici e nelle festicciole del paese. In quell’epoca i bambini non hanno tempo di godersi la vita perché si diventa grandi in fretta e la scuola non dà pane. Così, un po’ per imparare un mestiere e un po’ per dare una mano alla famiglia raggranellando qualche soldino la ragazza lavora prima in un laboratorio di sartoria e poi da un fornaio. Non rinuncia però alla musica e nel poco tempo libero continua a studiare canto esibendosi appena può nelle balere dei paesi vicini al suo.

Cinquemila lire per un sorriso

La svolta nella vita di Adionilla Negrini Pizzi arriva quando viene assunta dalla Società Radio Brevetti Ducati, una fabbrica di apparecchiature radio. Qui mentre lavora può ascoltare le voci delle cantanti più in voga di quegli anni. Nel 1937, a diciotto anni, vince il concorso nazionale “Cinquemila lire per un sorriso”, indetto da una rivista e considerato un po’ l’antesignano della futuro concorso per Miss Italia. L’evento non sembra destinato a cambiare granché la vita della ragazza che sembra avviarsi sui binari di una tranquilla normalità dopo il matrimonio con Guido Pizzi, un giovane muratore che porta il suo stesso cognome. Come spesso accade a decidere diversamente è il caso. La guerra separa la coppia e fa crollare la fragile unione mentre Adionilla nel 1940 comincia a cantare negli spettacoli per le Forze Armate. Due anni dopo viene invitata a partecipare al concorso per voci nuove indetto dall’Eiar, l’Ente statale che gestisce le trasmissioni e i programmi radiofonici. Al termine delle selezioni cui partecipano ben diecimila concorrenti, risulta prima assoluta. La strada sembra ormai in discesa, ma non è così. Il suo modo di cantare, considerato troppo “moderno” dalla censura fascista, unito ai suoi atteggiamenti insofferenti nei confronti delle imposizioni sul repertorio le costano l’allontanamento dalla radio e la rescissione del contratto discografico. Soltanto nel 1946, dopo la Liberazione, riprende il suo posto ai microfoni radiofonici e ottiene un nuovo contratto discografico con l’etichetta La Voce del Padrone. Nello stesso periodo pubblicherà anche per la Cetra e le etichette consociate Fon e Mayor, alcuni dischi con vari pseudonimi: Carmen Isa, Isa Merletti, Conchita Velez e Ilda Tulli.

Grazie dei fiori

Nel 1951 con Grazie dei fiori è la prima vincitrice del Festival di Sanremo, manifestazione che la vede protagonista per molto tempo. Eclettica si sperimenta in quasi tutti i campi dello spettacolo. Cinema, teatro di rivista e fotoromanzi contribuiscono a rafforzare il suo successo mentre i suoi ammiratori formano a Torino il “Club Nilla Pizzi”, considerato il primo fan club della storia della canzone italiana. Negli anni Ottanta, sull’onda del revival nostalgico forma il gruppo “Quelli di Sanremo” con Giorgio Consolini, Carla Boni e Gino Latilla. Nel 2002 sorprende tutti pubblicando insieme alla boyband 2080 il brano Io e te e una versione di Grazie dei fiori in chiave rap. Muore a Milano il 12 marzo 2011.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".