Home Eco Culture Olivetti e il suo lascito, parla Beniamino de’ Liguori

Olivetti e il suo lascito, parla Beniamino de’ Liguori

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Adriano Olivetti
L'imprenditore Adriano Olivetti raccontato da Beniamino De' Liguori Carino

Alcuni mesi fa, sulle pagine di Daily Green, era apparso un focus sulla figura di Adriano Olivetti e sulla sua importanza per il panorama politico ed economico dell’Italia degli anni del boom. Ma parlare del fondatore del Movimento Comunità significa anche ricordare un personaggio che ha lasciato una notevole eredità culturale. Per approfondire l’argomento Adriano Olivetti, siamo andati ad intervistare Beniamino de’ Liguori Carino, editore e direttore editoriale di Edizioni di Comunità/Centro studi Fondazione Adriano Olivetti.

Adriano Olivetti nelle parole di Beniamo De’ Liguori Carino

Edizioni di Comunità nasce nel 1946 grazie all’opera di Adriano Olivetti e, dopo varie vicissitudini editoriali, torna nel 2012 con al centro la riproposizione del progetto olivettiano. Come mai questa scelta di tornare sulla scena e su quali cardini culturali?

Innanzitutto mi preme sottolineare che il marchio Edizioni di Comunità è proprietà della Fondazione Adriano Olivetti mentre la casa editrice svolge la sua attività in maniera autonoma e indipendente. Sia la Fondazione che le Edizioni condividevano l’esigenza di riscoprire e valorizzare il patrimonio storico e culturale dell’opera di Adriano Olivetti ma, al tempo stesso, si avvertiva la mancanza di una parte propriamente divulgativa che riportasse al centro del dibattito attuale le idee di Olivetti. Il nostro intento principale è quello di comunicare che Adriano Olivetti non è solo un argomento di studio per accademici ma anche una bella e proficua lettura per i non addetti ai lavori.

Da qui la scelta di Edizioni di Comunità di ripubblicare, in varia forma, tutta l’opera di Olivetti e di rappresentare un luogo di riferimento per chi intende approfondire la storia olivettiana, mettendo a disposizione i migliori studi critici. Di fianco a questo impegno, non potendo ovviamente riproporre tutto il catalogo della vecchia e gloriosa casa editrice, ripresenteremo quello che può essere considerato il suo “patrimonio genetico”.

Vuoi parlarci delle collane della casa editrice e dei suoi principali autori?

Per quanto riguarda la nostra organizzazione editoriale, possiamo dire che abbiamo ripubblicato tutti gli scritti editi e inediti di Adriano Olivetti. Proprio a tal proposito, abbiamo due collane, Olivettiana, dove raccogliamo i suoi scritti e poi Humana Civilitas che ha lo scopo di introdurre Olivetti sopratutto per chi non lo conosce. Sono libri introdotti da personalità della cultura come Rodotà, Settis e Zagrebelsky soprattutto per criticizzare l’opera di Olivetti. Abbiamo poi DNA dove abbiamo cercato di unire un sguardo di grande rigore scientifico e la relativa sostenibilità economica facendo perno sull’idea di riproporre dei volumi che aiutino a ricostruire un certo patrimonio genetico della cultura; su tutti citerei La società opulenta di Galbraith e L’avvento della meritocrazia di Young che costituiscono l’impronta identitaria della casa editrice a prescindere dalle opere di Olivetti. Abbiamo poi Via Jervis, collana dove cerchiamo di recuperare la storia delle imprese e delle aziende di Olivetti contemplandone gli studi migliori. E questo corrisponde al bisogno di veicolare un messaggio preciso: Olivetti non era solo un grande imprenditore di prodotti e di idee ma anche un uomo dotato di un profondo sguardo sull’umanità.

Sembra di capire che, oggi più che mai, il progetto di Olivetti di coniugare modernità economica, sapere scientifico e cultura umanistica, sia particolarmente vivo. A tuo giudizio, come mai il pensiero di Olivetti è stato così contrastato dal punto di vista culturale?

La sua figura è stata decisamente contrastata, se non addirittura rimossa dal nostro panorama culturale. Non dimentichiamoci che Olivetti, come ho già avuto modo di dire, non è stato solo un imprenditore ma anche un “agitatore” culturale. Era un modello economico e sociale decisamente alternativo per i suoi tempi dove il dualismo tra il capitalismo di matrice americana e il comunismo di stampo sovietico la faceva da padrone. Potremmo arrivare a dire che quello di Olivetti era un progetto di Italia che poteva essere e non è stato, appunto la coniugazione tra sapere scientifico, cultura umanistica e produzione economica. Poteva essere un modello valido per l’Italia ed esportabile in Europa, costituendo un riferimento alternativo agli Usa e all’Urss e appetibile persino per i Paesi moderati del blocco sovietico. Il suo era un vero e proprio laboratorio economico, politico e sociale e direi che c’è stata una precisa volontà politica volta al suo ridimensionamento dal punto di vista culturale. Un vero peccato in quanto Olivetti, per primo, aveva intuito cosa significasse la responsabilità sociale di un’impresa laddove con questo termine si indica sviluppo economico non disgiunto dall’elevazione spirituale della persona.

Abbiamo parlato di eredità culturale e di attualità di Adriano Olivetti ma diamo anche uno sguardo al futuro. Quali progetti e attività divulgative ha in cantiere Edizioni di Comunità per il 2015?

Sostanzialmente due novità. Nella collana DNA, a cui ho precedentemente accennato, abbiamo in lavorazione Progettare per sopravvivere dell’architetto americano Richard Neutra e una sorta di Humana Civilitas II con la riattualizzazione di alcune opere di Olivetti. Mi preme sottolineare che, accanto alla produzione editoriale vera e propria, in questi mesi abbiamo organizzato molte iniziative sul territorio nazionale in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti. Tra presentazioni ed eventi siamo stati presenti in circa sessanta incontri al fine di far conoscere meglio le idee di Olivetti e mi piace rilevare che molte di queste iniziative sono state tenute soprattutto nelle scuole. Si tratta, come si può facilmente capire, di un impegno particolarmente oneroso dal punto di vista organizzativo stante l’ovvia mancanza fisica dell’autore. Abbiamo poi in cantiere la partecipazione ai tradizionali appuntamenti del Salone di Torino e della Fiera della piccola e media editoria di Roma ma anche a eventi minori come la Fiera dell’editoria di progetto di Trieste che si è tenuta lo scorso 15 febbraio.

Cosa ne pensi dell’attuale situazione editoriale italiana?

Con l’esperienza maturata in questi due anni, è evidente poter dire che la recessione economica ha colpito in maniera severa il mercato editoriale italiano causando enormi problemi a un settore già fragile di suo. Senza dubbio la chiusura di molti punti vendita e di librerie indipendenti è un dato negativo anche se la crisi potrebbe costituire l’opportunità per un effettivo rinnovamento.

È vero che si vende poco e si legge ancora meno ma molti operatori sembrano voler rimanere ancorati a una logica autoreferenziale senza alcun interesse ad aprirsi a un nuovo, potenziale pubblico. Per quanto riguarda Edizioni di Comunità, ci aiuta certamente avere in catalogo un autore noto come Adriano Olivetti e cerchiamo di rimarcare la nostra indipendenza editoriale evitando di diventare una casa editrice classica con pubblicazioni e scadenze fisse. La nostra stella polare resta il progetto di divulgare l’opera di Olivetti e di tutti quei contributi essenziali al dibattito culturale contemporaneo.