Home Eco Culture Paolo Pellegrin, un’Antologia lunga 150 immagini, al MAXXI

Paolo Pellegrin, un’Antologia lunga 150 immagini, al MAXXI

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Un’immagine del grande fotografo che racconta di guerre, emergenze umanitarie ma anche il rapporto tra la condizione umana e la natura.

A Paolo Pellegrin (Roma, 1964), uno dei più importanti fotografi della scena internazionale, il MAXXI dedica una grande mostra a cura di Germano Celant, dal 7 novembre 2018 al 10 marzo 2019, nella scenografica galleria 5 del museo. Membro di Magnum Photos dal 2005, ha vinto 10 World Press Photo Award e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, come l’Eugene Smith Grant in Humanistic Photography e il Robert Capa Gold Medal Award. Egli coniuga l’esperienza del testimone in prima linea con l’intensità visiva dell’artista. Nel suo lavoro la progettualità a lungo termine si intreccia con la sensibilità estetica, allenata da lunghi anni di studio intorno all’immagine e alla visione.

L’esposizione nasce da un intenso lavoro di due anni sull’archivio del fotografo e ripercorre attraverso oltre 150 immagini, tra cui numerosi inediti e alcuni contributi video, vent’anni del suo lavoro, dal 1998 al 2017. La mostra rappresenta un’occasione preziosa per conoscere il suo percorso creativo e documentario e per approfondire i temi che animano il suo lavoro, dove la visione del reporter e l’intensità visiva dell’artista si intrecciano e diventano un tutt’uno. Viaggiando in tutto il mondo, con la sua macchina fotografica, racconta di uomini in guerra, in emergenze umanitarie ma anche storie di grande poesia, con sullo sfondo una Natura portentosa e pulsante che non si arrende alla violenta antropizzazione.

Profondamente interessato all’essere umano ed alle sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, gli altri esseri, ha realizzato in questa esposizione un percorso, immersivo e coinvolgente, che si articola tra due estremi: il buio e la luce.

Nella prima parte domina il colore nero, popolato dal racconto di un’umanità sofferente: la guerra, le tensioni, la distruzione, ma anche l’intima bellezza dell’essere umano nell’espressione delle sue emozioni più profonde. All’ingresso, una grande parete dedicata alla battaglia di Mosul del 2016, scelta da Pellegrin come metafora del conflitto, esplode come una Guernica contemporanea.

Qui troviamo anche una serie di immagini, scattate negli Stati Uniti, che parlano di violenza, razza, povertà, crimine. E ancora uomini, donne, bambini, soldati, profughi, rifugiati, migranti, da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo. Esseri che pregano, che piangono, che scappano, che combattono: ogni immagine coglie e sublima con sensibilità i conflitti, i contrasti, i drammi di questo nostro tempo così tormentato e complesso. Come, in primo piano, il volto sofferente di un rifugiato a Lesbo in attesa di essere registrato, o le gigantografie di tre prigionieri dell’Isis in attesa di essere processati, che Pellegrin ha ritratto nel Kurdistan iracheno nel 2015. In fondo alla galleria, figure evanescenti, ritratti “transitori” colti in momenti di passaggio, affiorano appena dal buio come fantasmi.

La seconda parte è caratterizzata invece da uno spazio luminoso in cui prevalgono immagini di una natura che, nella sua maestosità e lontananza, sembra ricordarci la fragilità della condizione umana. In un ambiente improvvisamente luminoso, di una luce evanescente, il dato reale sembra sublimarsi nel candore del ghiaccio dell’Antartide, protagonista di un recente reportage realizzato per la NASA, nello sguardo di una giovane donna rom, nella potenza degli elementi della natura, nella spiritualità e nella profondità del rapporto atavico dell’uomo con essa, come accade nel bagno di due giovani palestinesi nel Mar Morto.

Le due parti del percorso sono collegate da un passaggio che proietta il visitatore dietro le quinte della ricerca visiva di Pellegrin: disegni, taccuini, appunti, piccole fotografie, danno conto della complessità di un processo creativo che si fonda su ricerca, conoscenza e preparazione. Pellegrin considera la fotografia come una lingua fatta allo stesso tempo di regole e di istinto e trova le sue radici in anni di studio intorno all’immagine, alla visione, allo sguardo: tutti aspetti che il fotografo ha allenato fin dall’inizio del suo lavoro attraverso l’interesse per la letteratura, la storia dell’arte, l’architettura, il cinema e, naturalmente, il lavoro di grandi fotografi.

Come scrive Celant, “Il reportage, per Pellegrin, non è un’operazione accelerata e veloce, distaccata e fredda, ma – come per Walker Evans e Lee Friedlander – è una manifestazione dell’interpretazione personale, che si alimenta di estetica e di espressività, di angoscia e di sofferenza. È la sintesi di una posizione critica del fotografo rispetto alla visione impersonale della realtà: un racconto, scandito per momenti e per capitoli, che aiuta a mettere in contesto la situazione affrontata e chi la documenta. […] Le sue fotografie sono frammenti di una scrittura per immagini e riflettono un tempo storico, basato sulle fisionomie, singole e collettive, delle persone che vivono una tragedia. Esse diventano anche una storia privata di Pellegrin che sente la necessità di condividere, con la sua presenza e la sua testimonianza, la responsabilità della nostra cultura verso questi eventi drammatici.”

Nel gennaio 2018 il MAXXI ha incaricato Paolo Pellegrin di realizzare un progetto fotografico sull’Aquila a distanza di quasi 10 anni dal terremoto del 2009. In occasione del riallestimento delle Collezioni e della mostra dedicata al fotografo romano, viene presentata la prima parte di questo progetto. Nella serie di scatti realizzati da Pellegrin nei suoi sopralluoghi a L’Aquila, la frattura non è mai esposta integralmente ma è sublimata: si nasconde tra le pieghe delle immagini per ricomporsi solo in un secondo momento, ponendosi alla giusta distanza, fisica ed emotiva. La seconda parte del lavoro è composta da grandi fotografie a colori in cui, uscito dalla città, Pellegrin ha ritratto le campagne e i monti intorno all’Aquila nel corso di una notte illuminata solo dalla luna. Queste immagini saranno esposte per la prima volta a Palazzo Ardinghelli in occasione dell’inaugurazione di MAXXI L’Aquila, progetto affidato dal MiBAC alla Fondazione MAXXI per contribuire alla rinascita del territorio anche attraverso la cultura.

In occasione della mostra è uscito il volume di Germano Celant, Paolo Pellegrin, pubblicato da Silvana Editoriale in tiratura limitata con copie numerate. Frutto di un lungo lavoro nell’archivio del fotografo, il libro raccoglie oltre millecinquecento immagini, scandite cronologicamente, in modo da ripercorrere il percorso creativo e documentario di Pellegrin, offrendosi come una summa dell’intera opera del fotografo.

MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo – www.maxxi.art – info: 06 32.48.61; info@fondazionemaxxi.it- (sabato) | chiuso il lunedì

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Carla Guidi
CARLA GUIDI – www.carlaguidi-oikoslogos.it Giornalista pubblicista, iscritta ODG Lazio, ha collaborato per più di 10 anni con il settimanale (in cartaceo) “Telesport”, adesso collabora con alcune testate e riviste periodiche online, tra queste “Abitare a Roma”, “ll Paese delle donne”, “Lazio ieri ed oggi”, “About Art online” e “Daily Green” ove è in redazione. Conseguito il diploma superiore di Accademia di Belle Arti di Roma, sezione pittura (tenuto dal maestro Gentilini), è docente di Disegno e Storia dell’Arte nelle scuole pubbliche, medie superiori. Si è occupata di Computer Art dal 1981 e sue immagini sono state pubblicate nel volume Computer image di Mauro Salvemini (Jackson Libri, 1985). Ha gestito la Galleria d’Arte “5x5” in via Garibaldi in Trastevere negli anni ’70/’80 insieme a Rinaldo Funari ed ha organizzato varie mostre, manifestazioni e convegni anche presso istituzioni come la Casa delle Donne, la Casa della Memoria e della Storia di Roma, alcune Biblioteche comunali di Roma ed un Convegno di sociologia a Bagni di Lucca. Dal 1975 si è avvicinata alla psicoanalisi e dal 1982 è stata accettata dalla Società italiana di psicodramma analitico – SIPSA in qualità di membro titolare. In seguito ad una formazione quinquennale con trainer internazionali, ha svolto attività di collaborazione presso la Società Medica italiana di Analisi Bioenergetica SMIAB ed è divenuta membro titolare dell’International Institute for Bioenergetic analisys di New York, rimanendo iscritta fino al 1995. Attualmente è stata invitata più volte a relazionare in Convegni Nazionali ANS alla Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione. Ha scritto alcuni libri sulla memoria storica quali Operazione balena - Unternehmen Walfisch sul rastrellamento nazista del 17 aprile 1944 al Quadraro, giunto alla sua terza edizione (Edilazio, Roma 2013); Un ragazzo chiamato Anzio sulle vicende dello sbarco alleato del 1944, alla sua seconda edizione (A. Sacco, Roma 2013); Estetica anestetica - Il corpo, l’estetica e l’immaginario nell’Italia del Boom economico e verso gli anni di Piombo (Robin Edizioni, Torino 2018). Sempre per Robin Edizioni nel 2019 ha pubblicato il libro socio-fotografico in collaborazione con Valter Sambucini e con la presentazione di Franco Ferrarotti, Città reali, città immaginarie - Migrazioni e metamorfosi creative nelle società nell’Antropocene tra informatizzazione ed iper/urbanizzazione, con i contributi del giornalista e sociologo Pietro Zocconali, Presidente A.N.S, dello storico dell’arte Giorgio Di Genova, dello scrittore Roberto Morassut e del Presidente dell’Ass. Etica Massimo De Simoni. Una sezione del libro approfondisce la grande diffusione della tecnica del tatuaggio, valutandone aspetti storici, sociologici ed artistici, con i contributi dello scrittore Eliseo Giuseppin ed una intervista all’artista Marco Manzo. Ha curato insieme allo storico dell’arte Giorgio Di Genova, l’esposizione online Quintetti d’arte dal 06/04/2020 al 31/08/2020, con una parte, Vetrina dell’invisibilità, dedicata agli artisti che hanno rappresentato visivamente la tragedia della pandemia. Di questo progetto nel 2021 è uscita l’edizione in cartaceo (Robin Edizioni, Torino). Appena uscito il libro - Lo sguardo della Sibilla. Dal Daimon all’Anima Mundi: la poetica di Placido Scandurra (Robin editore 2022) - http://www.robinedizioni.it/nuovo/lo-sguardo-della-sibilla. Al suo attivo anche alcune pubblicazioni di poesia su tematiche ambientali: Ha curato, insieme a Massimo De Simoni, l’antologia I poeti incontrano la Costituzione (Ediesse, 2017) -