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Pellicce: l’alternativa “etica” di Pamela Paquin

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Pamela Paquin

Produrre pellicce “etiche”, ovvero ricavate da animali vittime di incidenti stradali è un’idea proveniente dagli Stati Uniti, patria del marketing su ogni aspetto della vita umana. E’ venuta in mente ad una simpatica imprenditrice di 39 anni che si chiama Pamela Paquin.

Pellicce “etiche” ricavate da animali vittime di incidenti stradali

Pamela, ex consulente sulla sostenibilità ambientale, vive nel Massachusetts vicino Boston, un’area dell’America ricca di siti naturali. Qui, come in molte parti del mondo, la diffusione delle strade asfaltate percorse dai veicoli a motore mette continuamente a dura prova l’esistenza di alcune specie animali. Non è raro vedere volpi, o altre tipologie di animali provenienti dai boschi circostanti, ridotte come figurine sul catrame delle strade. Sono migliaia.

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Nell’intero territorio degli Stati Uniti si stima che siano, ogni anno, più di 300 milioni gli animali rimasti uccisi in incidenti stradali. Un numero di gran lunga superiore ai circa 50 milioni uccisi per produrre capi di abbigliamento fatti con pellicce. Ecco allora che Pamela ha pensato di costruire un vero e proprio business sulle carcasse di animali sparse per le strade.

L’affare pare che le vada molto bene. Gli animali morti vengono raccolti dalle strade, scuoiati, e trattati da una specie di imbalsamatore. Dopodiché la pelliccia entra in un lungo meccanismo di lavorazione che può durare anche un’intera giornata. Ad ogni pelliccia lavorata viene assegnata una targhetta che specifica il tipo di animale e, addirittura, la zona dove la creatura è stata trovata morta (!). Il tutto per una modica cifra che si aggira poco al di sotto dei mille Euro. Mica una pelliccia sintetica comprata da un venditore ambulante!

Animalisti: No a tutte le pellicce

Naturalmente Pamela ha pensato bene, da brava imprenditrice, di definire queste pellicce “etiche”. Un conto sarebbe indossare pellicce di animali uccisi intenzionalmente per un fine economico, altra cosa sarebbe, invece, quella di vendere visoni morti accidentalmente sulle strade. La differenza è sottile, ma gli animalisti proprio non ci stanno. Non condividono affatto il progetto di Pamela. Per loro si tratterebbe sempre di favorire l’uso di questo tipo di abbigliamento nella società. Quindi anche le pellicce sintetiche, stando a questo ragionamento, andrebbero boicottate. Insomma, per loro, gli animali non si toccano. Neanche se investiti da una macchina.