Home C'era una volta Quando Jan Hammer tradì il progressive

Quando Jan Hammer tradì il progressive

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Visto il successo della serie televisiva, in pochi si meravigliano quando, il 9 novembre 1985, il brano “Miami Vice theme” del tastierista Jan Hammer balza in vetta alla classifica dei dischi più venduti negli Stati Uniti.

Lo scivolamento commerciale di un monumento del progressive

Più difficile da digerire per chi lo conosce da tempo è il deciso scivolamento commerciale di un musicista divenuto negli anni Settanta uno dei monumenti del rock progressivo più aperto alle contaminazioni jazz. Nato a Praga, tastierista con un passato da buon batterista e solidi studi musicali, lavora a lungo negli ambienti jazzistici conquistandosi la stima e l’amicizia di molti protagonisti della scena musicale di quel periodo. Tra le sue esperienze più importanti ci sono incisioni e concerti al fianco di Sarah Vaughan, Elvin Jones e Jeremy Steig. All’inizio degli anni Settanta è uno dei riferimenti più importanti dell’evoluzione jazzistica del progressive. Fa parte della prima storica formazione della Mahavishnu Orchestra di John McLaughlin con la quale resta fino al 1974. Chiusa l’esperienza forma il Jan Hammer Group, una band decisamente instabile, costruita per essere, più che altro, il supporto della sua attività solistica e soggetta a frequenti variazioni di componenti in funzione delle diverse necessità.

Il successo e poi la New Age

L’esperienza produce una lunga serie di album interessanti tra cui uno splendido live insieme a Jeff Beck. Alla fine degli anni Settanta un lungo periodo di silenzio discografico precede un nuovo contratto con la CBS, due album con Neal Shon dei Journey e, infine, la scelta di dedicarsi quasi esclusivamente alla realizzazione di colonne sonore per il cinema e la televisione. La sua prima esperienza è, nel 1983, la composizione della musica per il modesto “Nudi in paradiso” di John Avildsen. “Miami Vice theme” resterà il suo più grande successo in questo campo. Trascinato dal singolo anche l’album con le musiche dei telefilm della serie volerà alto mantenendosi al primo posto della classifica statunitense per ben undici settimane e battendo così il record di permanenza in classifica per colonne sonore, stabilito da Henry Mancini con “The Music from Peter Gunnel” nel 1959. Si ripeterà nel 1987 con “Escape from TV” e nel 1989 con “Snapshots”, inframmezzati dalla pubblicazione dei brani migliori della sua produzione precedente nell’album “The early years”. Negli anni Novanta, con una nuova inversione di rotta, Jan Hammer finirà per percorrere le strade della new age music.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".