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Referendum, tutto quel che c’è da sapere

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Siamo al rush finale, il referendum è alle porte. Domenica 4 dicembre 2016 gli italiani andranno alle urne per scegliere se dire Sì o No alla Riforma Costituzionale Boschi-Renzi. I seggi saranno aperti dalle 7:00 alle 23:00.

Referendum al rush finale: cosa, dove, come, quando, perché

Per conoscere il risultato del referendum bisognerà attendere la fine dello spoglio, che dovrebbe cominciare subito dopo la chiusura del seggio elettorale. Sarà utile fornire delle strette informazioni generali su questo referendum e sull’importanza del voto.

Innanzitutto, gli elettori si troveranno a scegliere se approvare o no l’intero testo del ddl Boschi sulla riforma costituzionale. Quindi, non sarà possibile votare solo alcune parti di testo, ma tutta la riforma in blocco così come è.

Referendum, è il terzo quesito costituzionale

Dalla nascita della Repubblica si sono tenuti 71 referendum ma solo due costituzionali, e quello del 4 dicembre sarà il terzo dopo quello del 2001, quando vinse il «sì» con un’affluenza di circa il 34%, e quello del 2006, quando, invece, prevalse il «no» con una partecipazione del 52,5%.

Chi andrà a votare esprimerà il proprio voto barrando il Sì (se è favorevole alla riforma costituzionale), o il No (se intende bocciare il ddl Boschi). La nostra Costituzione prevede tre tipi di referendum: quello abrogativo, il referendum costituzionale, infine, quello territoriale. A differenza del referendum abrogativo per quello costituzionale non è necessario il raggiungimento del quorum. Questo vuol dire che, anche se non andrete a votare, il referendum sarà comunque valido.

Referendum, il quorum non è necessario

Un tipo di referendum abrogativo è quello che si è tenuto lo scorso aprile, quando gli italiani si sono dovuti esprimere riguardo al rinnovo della concessione per le trivelle. In quell’occasione il Sì ha ottenuto la maggioranza dei voti (85,8%) ma il Referendum non è stato definito valido perché l’affluenza non ha superato il 50% (31,2%). In questo caso, siccome il quorum non è necessario, vincerà chi otterrà semplicemente il 51% dei voti espressi.

Referendum, perché è importante votare?

Perché è importante votare? Perché l’appuntamento del prossimo 4 dicembre deciderà le sorti non solo della nostra Costituzione ma anche del Parlamento.

Quando vi recherete alle urne troverete questo quesito: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?».

Secondo molti costituzionalisti il quesito è già di per sé illegittimo perché è palesemente propagandistico ed indurrebbe gli elettori a votare Sì senza riflettere. Ma, cosa cambia davvero con questa riforma?

Referendum, cosa cambia con la riforma Boschi-Renzi

La nuova legge sulla riforma costituzionale sviluppata dal Ministro Boschi modifica, innanzitutto, l’impostazione del nostro Parlamento, intendendo mettere fine al bicameralismo perfetto. Infatti, dopo la riforma, se dovesse vincere il Sì, la Camera dei Deputati avrebbe molti più poteri rispetto al Senato, che sarebbe composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali. In sostanza, si tratta di un vero e proprio riassetto delle due Camere del Parlamento, con un Senato al quale verrebbe conferito un ruolo marginale nel processo legislativo che non riguarda le materie di sua stretta competenza.

In sostanza, il Governo, se dovesse vincere il Sì, avrebbe più poteri perché solo una Camera sarebbe tenuta ad approvare la maggior parte delle leggi e a concedere la fiducia. Ma ci sono alcune sottili delucidazioni ancora da fornire. Non si può dimenticare che con la nuova legge elettorale dell’Italicum gli elettori sono già privi, in sostanza, del proprio diritto di voto perché proprio questa legge, giudicata da molti costituzionalisti iniqua e dannosa per la democrazia, prevede che la lista che raggiunge il maggior numero di voti alle elezioni politiche ottiene un premio di maggioranza molto alto e di conseguenza il maggior numero di seggi alla Camera dei Deputati. Da qui la fortissima contestazione degli esponenti del NO nel sottolineare come questo referendum sia un altro escamotage per sottrarre la sovranità al popolo.

Referendum, cosa accade se vince il Sì

Se dovesse vincere il Sì ecco quello che accadrebbe:

Senato ridotto a 100 membri, di cui 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 di nomina presidenziale; nuova revisione del Titolo V; fine della legislazione concorrente tra Stato e Regioni; abolito il CNEL; fine del bicameralismo perfetto, poiché solamente la Camera dei Deputati sarà titolare del rapporto di fiducia con il Governo e avrà il potere di indirizzo politico.

Il Senato, invece, rappresenterà le istituzioni territoriali; la durata del mandato dei senatori è la stessa di quella prevista per il loro ruolo nelle istituzioni territoriali nelle quali sono stati eletti; per alcune tipologie di leggi le due Camere eserciteranno entrambe la funzione legislativa. Si tratta delle leggi costituzionali, per le minoranze linguistiche, referendum popolare, leggi elettorali, trattati Unione Europea e per quelle che riguardano i territori. Tutte le altre leggi sono approvate solamente dalla Camera; per la dichiarazione dello stato di guerra sarà necessaria la maggioranza assoluta dei voti dei membri della Camera dei deputati; per le leggi di iniziativa parlamentare serviranno 150mila firme (adesso ne bastavano 50mila); introdotti i referendum propositivi; il quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica è stato modificato. Nel dettaglio, per le prime votazioni servono i due terzi dei componenti, mentre per la quarta sono sufficienti i tre quinti. Infine, dalla settima votazione in poi basteranno i tre quinti. la Camera eleggerà 3 giudici della Corte Costituzionale, il Senato 2.

Queste sono solo alcune delle modifiche introdotte dalla riforma costituzionale Renzi-Boschi.

Referendum, cosa accade se vince il NO?

Ma cosa accadrebbe se dovesse vincere il NO? A parte gli allarmi lanciati in modo del tutto ingiustificato dai sostenitori del Sì, se la maggioranza di chi andrà a votare dovesse votare NO, la riforma della Costituzione voluta da Boschi e Renzi non entrerebbe in vigore e, dunque, innanzitutto, il Parlamento sarebbe ancora caratterizzato da un bicameralismo perfetto così come voluto dai nostri Padri Costituenti; le Province non saranno eliminate; il Senato continuerebbe a svolgere le sue funzioni di controllo sulle leggi contro uno strapotere del Governo; i senatori dovranno essere eletti e non solo nominati; non verrebbe cancellato il Cnel, ma, soprattutto, si dovrebbe subito sciogliere il nodo di una legge elettorale già definita da molti illegittima. E potremmo continuare a lungo ma, a questo punto, non possiamo che suggerirvi di informarvi qui dove uno dei migliori costituzionalisti (Alessandro Pace, ndr) spiega le sue ragioni in difesa della Costituzione.

Referendum,  le ragioni politiche dietro il quesito

Vi sono, però, altre ragioni strettamente politiche che incideranno sull’esito di questo referendum. Renzi si è speso in prima persona, tanto che, per molti commentatori, questo referendum potrebbe rappresentare un vero e proprio gradimento per il premier. Del resto, lui stesso ha più volte dichiarato: “Se perdo il referendum  – parole testuali – smetto di fare politica”. Dunque, si dimetterà?
E’ difficile al momento stabilire cosa intende fare. Anche perché con gli ultimi sondaggi che danno in testa il NO, lui stesso ha cambiato idea tanto da ribaltare quel che aveva anticipato, dichiarando, al contrario, qualche tempo fa, che l’intenzione del Governo è quella di arrivare a fine legislatura, specificando anche che la decisione spetterà al presidente Mattarella. “Per me nel 2017 si fa il congresso del partito. E poi nel 2018 si vota”, ha concluso il Presidente del Consiglio. Insomma, non c’è alcuna certezza su quel che Renzi farà dopo il referendum in caso di vittoria del NO dato che lui stesso ha più volte cambiato idea in merito.

Sta di fatto che non si può tacere del fatto che è di nuovo sceso in campo Silvio Berlusconi: sì, proprio lui. Ed il Cavaliere ha sottolineato quale potrebbe essere l’uscita dall’empasse. In caso di vittoria del NO, infatti, Berlusconi si è detto disponibile a dar vita ad un “Governo di unità nazionale per una emergenza” insieme al Partito Democratico, con cui si darà vita ad una nuova legge elettorale. Se, per caso, questa proposta dovesse venire accettata, non si andrà, dunque, di nuovo, a votare ma ci troveremo, ancora una volta, ad essere guidati da un Governo non eletto. Insomma, per dirla con lo stesso Berlusconi, ci troveremo di fronte ad “una non democrazia, una democrazia sospesa con un governo abusivo”. Uno degli aghi della bilancia è rappresentato, inoltre, dal Movimento 5 Stelle che ha già espresso la sua posizione contro un eventuale Governo di scopo.

Referendum, deciderà sulla prossima legge elettorale

In caso di dimissioni di Renzi, l’ultima parola sarebbe di Mattarella. Ed il Presidente della Repubblica dovrà decidere se: sciogliere le Camere; sciogliere le Camere e indire delle nuove elezioni politiche per eleggere un nuovo Governo; chiedere di formare un nuovo Governo (anche se la domanda è sempre la stessa: a chi?); chiedere alla Camera e al Senato di approvare una nuova legge elettorale (l’Italicum è legato con le modifiche previste dalla riforma), per poi andare a votare.

Se vincesse il NO ci sarebbe comunque un’altissima possibilità che Renzi si dimetta anche se non è detto che si potrebbe tornare subito alle urne. Potrebbe anche ricevere un altro incarico ed accettarlo; ma, in questo caso, il Parlamento si troverebbe, comunque, di fronte al vero nodo da sciogliere: varare una nuova legge elettorale visto che il destino di questa è legata a doppio filo con la riforma costituzionale.

Sono, dunque, tante le motivazioni che spingono affinché l’esito di questo referendum sia, per quanto ci riguarda, a favore del NO. Una per tutte è che restiamo fermamente convinti che la nostra Costituzione sia davvero la migliore del mondo perché esprime in sé i valori fondanti della democrazia già chiaramente ad alto rischio.

Referendum, difendere la Costituzione è necessario

In conclusione, ricordiamo che, per votare, bisogna presentare un documento di riconoscimento e la tessera elettorale. Nel caso in cui la tessera elettorale sia scaduta, oppure l’abbiate smarrita, potete chiederene una nuova presso gli uffici elettorali o di anagrafe del vostro Comune di residenza che, per l’occasione, sono aperti anche domenica. Per rinnovare la tessera non bisogna pagare nulla.

Il nostro auspicio è che vi rechiate, comunque, alle urne e che votiate NO.