Home C'era una volta Renato Carosone, swing napoletano

Renato Carosone, swing napoletano

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Il 20 maggio 2001 muore Renato Carosone, considerato uno dei grandi innovatori della musica italiana. Per la verità lui rideva un po’ della definizione. «Di quale rinnovamento parlate? Io suonavo nei night dove era obbligatoria la musica americana e vietata quella napoletana. A noi non restava che innestare le nostre parole in napoletano sullo swing…» Con queste parole Renato Carosone aveva commentato nel 1996 la decisione di assegnargli il Premio Tenco alla carriera «per il rinnovamento apportato alla canzone napoletana». Le sue parole non erano dettate da snobismo di maniera, ma evidenziavano il desiderio di sottrarsi al rischio di diventare una sorta di “caricatura”. Per la stessa ragione nel 1960 aveva deciso di ritirarsi dalle scene.

Guagliò, però facitelo veloce!

La portata del suo lavoro non ha bisogno di grandi commenti. È sufficiente ascoltare una delle tante canzoni della sua carriera per capire quanto esse siano ancora in grado di trasmettere energia ed emozioni senza mostrare i segni del tempo. Non è soltanto una questione di talento compositivo. La sua capacità di mescolare con leggerezza i generi musicali più disparati, dallo swing, al be-bop, al boogie woogie, al rock and roll con le strutture melodiche della canzone napoletana nasce da un talento istintivo e da un’apertura mentale capace di superare le diffidenze verso le diversità. La leggenda racconta che nella sua carriera la prima “accelerazione” del ritmo sia avvenuta nel 1949 allo Shaker di Napoli. L’ignaro artefice della rivoluzione sarebbe stato un cliente abituale del locale, un ricco commerciante di tessuti che chiedendo a Carosone e ai suoi due compagni, il batterista Gegè Di Giacomo e il chitarrista Peter Van Wood, di suonare per lui Lo sceicco uno dei brani del repertorio del gruppo avrebbe aggiunto: «Guagliò, però facitelo veloce!». Detto e fatto. Carosone obbedisce, ci prende gusto e non smette più.

Tra America e Napoli

Renato Carosone nasce a Napoli il 3 gennaio 1920 in Vico dei Torrieri al Mercato, primo di tre fratelli. Suo padre, impresario al Teatro Mercadante, sogna per il suo primogenito un futuro da grande artista e lo avvia agli studi musicali prima con il maestro Albanese, fratello di Licia Albanese, una delle più famose soprano di quel periodo, e poi con Vincenzo Romanello e Celeste Capuana. Tre scuole e tre impostazioni diverse stanno, dunque, alla base della formazione musicale del giovane Carosone che a quindici anni viene scritturato per accompagnare al pianoforte le rappresentazioni all’Opera dei Pupi di Don Ciro Perna detto ’O Scudiero. Nel 1937 si diploma al conservatorio di San Pietro in Majella e poi parte per l’Africa dove nei caffè e nei night di Asmara e Addis Abeba. Arruolato allo scoppio della seconda guerra mondiale resta in divisa soltanto fino all’occupazione britannica di Addis Abeba, poi riprende a suonare il pianoforte in una formazione jazz in un club inglese. Torna in Italia nel 1946 e nel 1949 in trio con il chitarrista Peter Van Wood e il batterista Gegè Di Giacomo entusiasma il pubblico mescolando i ritmi americani alla canzone napoletana. Il suo primo vero successo è Maruzzella del 1955. Nel 1960, a sorpresa, annuncia il suo ritiro dalle scene musicali. Quando ormai più nessuno se l’aspetta, torna a suonare alla Bussola di Viareggio. È il 9 agosto 1975. Non smette più fino alla morte che lo coglie nel sonno nella sua casa romana in Via Flaminia Vecchia il 20 maggio 2001.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".