Home C'era una volta Sleepy John , le due vite di un bluesman

Sleepy John , le due vite di un bluesman

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Il 5 giugno 1977 muore a Brownsville, nel Tennessee il bluesman Sleepy John, conosciuto anche con il nome di Sleepy John Estes con un’aggiunta presa in prestito dalla cittadina di Estes Ripley, nel Tennessee, dove è nato il 25 gennaio 1904 e dove è registrato con il suo nome vero: John Adams.

Figlio del blues di campagna

Sleepy John è uno degli esponenti più significativi del blues rurale oltre che un interprete particolare e sensibile. La sua carriera musicale si divide in due parti molto diverse tra loro con una lunga interruzione a separarle. Il muro separatore è costituito da un decennio di silenzio assoluto che va dal 1952 al 1961. Nella prima come nella seconda fase della sua intensa attività però, mette in mostra grandi doti musicali sostenuti da un’ispirazione particolare. Rispetto ad altri bluesmen dello stesso periodo lui si caratterizza soprattutto per i suoi testi, preziosi sia per la struttura poetico-musicale che per la narrazione. Oggi sono considerati tra i più interessanti documenti della storia del blues. Il suo incontro con la musica avviene quando la sua famiglia si trasferisce da Ripley a Brownsville, nel Texas. Sono anni difficili per il giovane Sleepy che a sedici anni, nel 1920, perde il padre. Il ragazzo, che nel frattempo ha anche perso l’uso dell’occhio sinistro a causa di una ferita riportata durante una partita di football , perde l’uso dell’occhio sinistro. La musica è la sua ancora di salvezza. Inizia a suonare dove può e pian piano quel bluesman dall’immagine un po’ dimessa, con larghi occhiali neri a coprire l’occhio spento, diventa sempre più popolare. Sulla strada incontra anche il giovanissimo Hammie Nixon, un armonicista di buona levatura con il quale inizia a percorrere in lungo e in largo le regioni del sud fino al 1934, quando entrambi vengono scritturati per uno spettacolo viaggiante, uno dei cosiddetti “medicine show” che mescolano musica e vendita di prodotti miracolosi per la salute. Alla coppia si aggiunge anche il mandolino di Yank Rachell. Il duo diventa così un trio che attira l’interesse di qualche discografico. Nixon e Sleepy John incidono vari brani per la Victor, la Champion/Decca e la Bluebird. Negli anni Quaranta il loro maggior successo è costituito dal brano Someday Baby Blues.

La cecità, l’abbandono e il ritorno

La soddisfazione per il buon successo e la progressiva crescita di popolarità vengono incrinate dal fatto che Sleepy John non sta bene e va progressivamente perdendo anche l’occhio destro fino a divenire del tutto cieco nel 1949. Demoralizzato e senza più voglia di suonare né di farsi vedere in pubblico si stabilisce a Memphis sopravvivendo con una magra pensione offertagli dallo stato del Tennessee. Resta in questa condizione per una decina d’anni fino al 1961 quando il regista David Blummenthal lo chiama a Chicago e lo convince a tornare a esibirsi. Inizia così la sua seconda carriera aiutato dal produttore Bob Koester. Incide parecchi dischi, si esibisce a Fickle Pickle e in molte università, partecipa al film di Samuel Charters, “The Blues”, e a molti festival tra i quali quello di Newport nel 1964 e 1974, di Memphis nel 1969 e 1971, di Ann Arbor nel 1969, di Washington nel 1970. Viene anche in Europa per partecipare al festival norvegese di Molde nel 1974, dovunque applaudito per il suo stile molto personale, sia alla chitarra che nel canto, tutto fondato sulla essenzialità dell’eloquio e sulla scarna rudezza dei versi, marcatamente autobiografici.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".