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Taranto Libera: o mangi, o respiri!

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“Taranto Libera!”. Queste le note di rabbia e di speranza che hanno contraddistinto la voce di oltre 20 mila persone radunate, sin dalla mattinata e sotto un caldo torrido, nell’area del Parco Archeologico delle mura greche – una delle poche zone verdi della città dell’Ilva – per assistere, partecipare e sostenere un 1° Maggio di lotta.

Il programma di Taranto Libera

“SÌ AI DIRITTI, NO AI RICATTI” è stato infatti il leit motiv della manifestazione artistica, la prima alternativa alla kermesse capitolina, promossa dal Comitato spontaneo e apartitico “Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti”. «Il nostro non è un contro-concertone rispetto a quello del Primo Maggio a Roma e non è neppure una festa – spiega Massimo Battista del Comitato – È invece la rivendicazione dei diritti della salute e del lavoro.

Vogliamo dare un segnale forte – sottolinea Battista- ripartire da qui per ribaltare le sorti di un sistema che continua a stuprare il territorio disseminando veleni che provocano danni irreversibili alla salute e all’ambiente, facendo leva sul ricatto occupazionale ». Nella città dalla polvere rosa la disoccupazione ha raggiunto livelli dolenti, circa il 40%.

Gli ospiti di Taranto Libera

Una giornata di denuncia, insomma, ma soprattutto di confronto dove il trait d’union è immancabilmente fatto di musica. Ricca la scaletta di ospiti – ben 25 – presentati dall’attore romano Andrea Rivera e dalla giornalista tarantina Valentina Petrini.

Solo per citarne alcuni: i Sud Sound System, Elio Germano e le Bestierare, Michele Riondino con i Revolving Bridge, Raf, Roy Paci, Francesco Baccini, Luca Barbarossa e Fiorella Mannoia, in chiusura. E non solo. Oltre trenta le associazioni provenienti da tutta Italia che, come gli stessi artisti, hanno aderito gratuitamente all’iniziativa: da Bancarotta Bagnoli di Napoli al Forum sociale antimafia Felicia e Peppino Impastato, da No al carbone di Brindisi e Spezia via dal carbone fino alla rappresentanza di No Tav.
“Non servono soldi per organizzarci, non servono istituzioni” – ha commentato Elio Germano, sottolineando come non ci siano stati “sponsor ma solo pratiche di autofinanziamento, né compensi per gli artisti. È una dimostrazione che la cultura è fatta dal pubblico e dagli artisti e non dalle persone che ne traggono profitto. Che questo possa essere una modalità simbolica – ha aggiunto – per capire che possiamo riprenderci i nostri quartieri, le nostre città”.

“Oggi è giusto essere qui” – ha fatto eco Roy Paci – è giusto partecipare a un primo maggio fatto dal basso, fatto di spontaneità, comunanza di idee e di azioni”.

Sì, perché “Taranto è l’unico luogo in cui abbia senso parlare di lavoro – ha commenta duramente l’attore tarantino Michele Riondino – una città cavia, pattumiera, sacrificata a una logica industriale assurda, al ricatto occupazionale. O mangi o respiri, o lavori o respiri. L’unico posto dove i diritti mancano”.

Lavoro o salute. Quale il diritto?

L’interrogativo e il ricatto partono quindi da qui, da Taranto, terra di operai e terra di veleni, ma è molto più in là che il messaggio della giornata di mercoledì deve spingersi. Oltre le rive dello Ionio. Oltre regione. Perché il dramma di Taranto è in realtà il dramma di tante altre città italiane.