Home C'era una volta Vincenzo Musolino, l’avventura di un pescatore

Vincenzo Musolino, l’avventura di un pescatore

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Il 9 maggio 1930 nasce a Reggio Calabria l’attore e regista Vincenzo Musolino. Il suo primo lavoro è quello del pescatore, scelto non per particolare vocazione ma perché è l’unica possibilità che sembra offrirgli la sorte e la sua condizione sociale. Tra la salsedine, il sole e le reti da rammendare un giorno arriva una persona destinata a cambiare radicalmente tutte le sue prospettive. Si chiama Renato Castellani, è un regista e sceneggiatore convinto che il neorealismo si possa efficacemente mescolare con i toni leggeri della commedia. Ci ha già provato nel 1948 con Sotto il sole di Roma e l’anno dopo con È primavera ma ha in mente un ulteriore salto di qualità.

Romeo e Giulietta nell’Italia del dopoguerra

L’idea di Renato Castellani è quella di trasportare la storia di Giulietta e Romeo nell’Italia del dopoguerra con tono leggero e un lieto fine. Per la parte di Carmela, la protagonista femminile ha già scelto la quindicenne Maria Fiore. Quando vede Vincenzo Musolino gli propone di interpretare Antonio, il protagonista maschile e il giovane pescatore accetta. Nasce così Due soldi di speranza. Il film ottiene un successo eclatante e rivela al mondo le qualità d’attore di Musolino che continua a recitare quasi sempre diretto da grandi registi, come: Vittorio De Sica, Pietro Germi e Luigi Comencini. Dopo aver interpretato una trentina di film tra i quali spicca il pluripremiato La ciociara di Vittorio De Sica, nel 1966 debutta come sceneggiatore con il nome d’arte di Glenn Vincent Davis in Vajas con Dios, Gringo!.

Una morte prematura

Proprio il western all’italiana accompagna il passaggio di Vincenzo Musolino da attore a regista. Quello che più lo affascina di questo genere è la sua capacità di poter assorbire e riutilizzare linguaggi e strutture narrative molto diverse tra loro. Dal melodramma al giallo, dai romanzi d’avventura ai drammi teatrali tutto può essere riscritto in chiave western. La sua prima fatica nelle vesti di soggettista e sceneggiatore è Vajas con Dios, Gringo!, un film del 1966 diretto da Edoardo Mulargia. Ci riprova l’anno dopo con l’emblematico Perché uccidi ancora? e Non aspettare Django, spara!. Nel 1968, dopo aver lavorato alla sceneggiatura di Cjamango, un altro film del suo amico Mulargia, decide di mettersi in proprio. Debutta così come regista dirigendo Chiedi perdono a Dio, non a me. La buona accoglienza lo convince a insistere girando Quintana, un western avventuroso che arriva nelle sale nel 1969. È l’ultimo di una carriera interrottasi drammaticamente. Nel 1969, pochi mesi dopo l’uscita nelle sale di Quintana, il suo secondo film come regista, muore improvvisamente a Roma il 9 maggio 1969, giorno del suo trentanovesimo compleanno.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".