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Vittoria Bova: “Scrivo al servizio della vita”

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La poetessa Vittoria Bova durante una presentazione del suo libro "Ho fatto un salto nel nero per prendere i colori" (Rupe Mutevole, 2015).

Leggendo le biografie dei poeti, capita spesso di leggere delle loro travagliate vite e delle loro esistenze tormentate. E non c’è dubbio che tutto ciò abbia pesantemente influito nella loro poetica. Ma può la vita rimettere continuamente in discussione tutto ciò che siamo e tutto ciò che conosciamo? È quello che abbiamo chiesto alla poetessa Vittoria Bova, autrice del libro Ho fatto un salto nel nero per prendere i colori (Rupe Mutevole, 2015).

Vittoria Bova, tra vita e poesia

Vittoria, benvenuta sul nostro web magazine. Se dovessi scegliere tre parole, come ti descriveresti?

Racchiudendo la mia personalità in tre parole ritengo di essere introversa, un po’ pazza e rompiscatole.

Ho fatto un salto nel nero per prendere i colori è il tuo ultimo libro. Vuoi illustrarci meglio la scelta di quest’insolito titolo? 

Ho attraversato periodi bui, le mie zone d’ombra, per iniziare a sentire varie sfumature del mio essere, diverse emozioni e non rimanere sempre nel mio nero, a volte confortante ma anche soffocante. Vedo ora colori tenui, ora accesi e quando torno nel nero, so che devo prendere qualcosa di profondamente mio.

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La copertina di “Ho fatto un salto nel nero per prendere i colori” di Vittoria Bova

Quali tematiche prediligi nel comporre i tuoi versi?

Sono i versi della mia vita, quello che sento, le mie esperienze, il mio pianto, la mia voce silenziosa.

Trai ispirazione da poeti del passato o contemporanei? Hai dei modelli di riferimento?

È da giovanissima che leggo, si può dire che sono cresciuta con la poesia. Da ragazzina, quando mi sentivo sola, aprivo un libro di poesie e mi sentivo abbracciata profondamente. I poeti hanno sempre accompagnato e confortato la mia vita e ne devo ringraziare tanti tra cui Leopardi, Paul Eluard, Pessoa, Emily Dickinson, Dario Bellezza, Hikmet, Neruda, Rimbaud, Anna Achmatova. Scrivere mi consente di approdare a un equilibrio che so che sarà nuovamente messo in crisi da una nuova scoperta. Esprimermi con la poesia è insieme la mia dannazione e la mia salvezza, il mio rifugio, perché mi sento in una terra che mi accoglie. Non seguo un modello, sono emozioni che ho interiorizzato e se ho ricevuto l’influenza di qualcuno si può dire che è avvenuto indirettamente.

Sei già al lavoro su nuovi progetti editoriali?

Ho scritto altre cose, mi viene spontaneo a volte parlare dell’amore che provo, o della tristezza, ma passa del tempo tra una pubblicazione e un’altra, affinché il motivo di sottofondo non finisca per annoiare me per prima, perché mi piace stare con me stessa ma se troppo potrei finire per sentirmi male e perché lo scrive sia appunto al servizio della vita e non il contrario.