Home C'era una volta Wayman Carver, l’uomo che ha portato il flauto nel jazz

Wayman Carver, l’uomo che ha portato il flauto nel jazz

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Il 25 dicembre 1905 nasce a Portsmouth, in Virginia, Wayman Carver o, come risulta dai registri dell’anagrafe, Wayman Alexander Carver.

Gli inizi nella banda

La sua è una famiglia di musicisti. Il padre suona il clarinetto e  lo zio il flauto nella banda municipale della quale è anche il direttore musicale. Wayman Carver comincia a suonare il flauto all’età di quattordici anni e ottiene la prima scrittura dai Collegiate Ramblers di J. Neal Montgomery, una formazione nella quale resta per qualche anno formando poi una propria orchestra destinata ad avere vita breve. Nel 1930 va a New York a cercar fortuna ed entra a far parte dell’ensemble di Dave Nelson, il nipote di King Oliver, con cui registra i suoi primi dischi per la Victor nel gennaio del 1931. Passa poi alle orchestre di Elmer Snowden e di Benny Carter.

Il flauto “ruba” spazi al clarinetto

Proprio con quest’ultima formazione trova spazio come solista di flauto e il suo assolo in Devil’s Holiday resta nella storia del jazz per la tecnica estremamente moderna e innovativa. A consacrarlo definitivamente come il primo grande flautista della storia del jazz è comunque il lavoro con Chick Webb e in particolare i suoi magistrali interventi in Sweet Sue, I Got Rhythm, Down Home Rag e Hallelujah destinati a rappresentare dei modelli e dei precisi punti di riferimento per tutti i flautisti delle successive generazioni. Con Carver il flauto inizia progressivamente e “rubare” il posto all’allora imperante clarinetto aprendo nuove prospettive alla stessa evoluzione della musica jazz. Dopo aver fatto parte dell’orchestra di Ella Fitzgerald, Wayman Carver si ritira dalle scene jazzistiche, lavorando come insegnante di musica e come arrangiatore. Muore ad Atlanta il 6 maggio 1967.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".