Home Green World Zimbabwe, uccise e mangiate tartarughe protette

Zimbabwe, uccise e mangiate tartarughe protette

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Quattro cittadini  cinesi sono  stati  arrestati con  l’accusa  di crudeltà per  aver ucciso e mangiato 40 tartarughe appartenenti ad una specie protetta. La  Società Nazionale per  la  Prevenzione  della Crudeltà  verso  gli  Animali ha  dichiarato  che  i  quattro  cittadini  cinesi  hanno  ammesso  di  aver  ucciso 40 tartarughe  delle  specie Kinixys  Belliana elencate  tra  quelle  in  via  di  estinzione.

Tartarughe uccise e mangiate

Gli  investigatori,  dopo  l’irruzione  fatta  in  una  casa  rurale  di  Harare  (nel  sud  dello  Zimbawe),  hanno  trovato 40 scheletri  di  tartarughe,  13 esemplari ancora vivi e della carne di tartaruga.  Questi  sono  i primi  arresti in  Zimbabwe di  cittadini  cinesi per  accuse  relative  alle loro abitudini alimentari.  Gli abitanti del villaggio hanno anche raccontato alla polizia che le tartarughe  venivano  messe  nell’acqua  bollente  per  staccarle  dal  guscio  prima  della  macellazione.  Le  tartarughe  ancora  vive  sono  state  ritrovate  stipate  in  un  piccolo  recipiente  senza  cibo  né  acqua .

Multati per accusa di estrema crudeltà

I  quattro,  multati dalla  polizia  con  l’accusa  di “estrema  crudeltà”, sono  risultati  essere entrati  illegalmente nello  Zimbabwe e  al  momento  si  trovano  in carcere  in  attesa  del  processo. Gli  uomini  lavoravano senza  alcun  permesso nel  distretto minerario di  Bikita, a  circa 190 miglia (300 chilometri) a sud di Harare.  Il  motivo  della  presenza  di  grandi  comunità  cinesi  nello  Zimbawe  è  data  dal fatto  che  molte  aziende  cinesi  hanno  vinto  appalti  per  la  costruzione  e  la  gestione di miniere (d’oro e diamanti) dislocate un po’ su tutto il territorio della  regione.  I  cittadini  raccontano  come  in  molte  zone  è  possibile  acquistare serpenti, rane e  gatti, tutti  animali  che  fanno  parte  della  dieta abituale  dei  cinesi, soprattutto se questi provengono da situazioni di grande povertà.