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Ghiaccioli al sapore di acqua…inquinata

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Ghiaccioli al gusto di acqua inquinata

Volete gustare il sapore dell’acqua inquinata? Basterebbe assaggiare la linea dei ghiaccioli di 100 tipi diversi  – naturalmente nessuno commestibile – ciascuno dei quali corrisponde ad un gusto e ad un sapore di acqua… inquinata. L’idea geniale è venuta a tre studenti taiwanesi di design, che hanno creato il progetto “Polluted Water Popsicles” alla National Taiwan University of the Arts. La collezione sarà ora esposta in una mostra che si terrà fino al 24 settembre a Taipei.

Inquinamento, ghiaccioli al sapore di acqua…inquinata

L’idea finirà in mostra, anche perché i ghiaccioli sono davvero all’occhio gustosissimi. Con toni e colori sgargianti invitano tutti ad assaporarli. Peccato siano praticamente mortali: i ghiaccioli, infatti, con tanto di stecco di legno, sono fatti con acque raccolte da fiumi, canali, laghi e porti. Oltre all’acqua, che assume appunto colori intensi a causa degli scarichi industriali, nei ghiaccioli si trovano vari pezzi di plastica, mozziconi di sigarette, oli e altri rifiuti. Il tutto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni delle acque del Paese.

Ghiaccioli realizzati con l’acqua di fiume e discariche

I ghiaccioli originali sono stati creti con resine varie per poterli esporre e confezionati in bustine di plastica dove è riportata l’origine dell’acqua.

Il problema dell’inquinamento dell’acqua, delle falde acquifere sembra non destare quasi più l’attenzione dei media. Eppure, a parte gli ultimi allarmanti dati che praticamente dicono che i nostri oceani sono diventati una vera e propria zuppa di plastica, le ultimissime notizie certamente non confortano. L’ultima riguarda il Golfo del Messico.

Inquinamento, il Golfo del Messico una zona morta

Proprio nelle acque del Golfo del Messico l’ossigeno scarseggia e si è formata una “zona morta” da record. A confermarlo la Noaa, l’agenzia meteo americana, che ha misurato un’area con bassi livelli di ossigeno di quasi 23 mila chilometri quadrati, quanto la superficie del New Jersey. Per gli scienziati è la maggiore mai osservata dal 1985, da quando sono cominciate le rilevazioni.

Le “zone morte” marine sono – spiegano i ricercatori del Nooa – quelle in cui i livelli di ossigeno sono talmente bassi da mettere in pericolo la vita dei pesci. Un contributo decisivo arriva dall’inquinamento portato in mare dal fiume Mississippi.

Nutrienti derivanti da concimi, fertilizzanti e altre sostanze usate dell’industria agricola stimolano una crescita record di alghe che “rubano” l’ossigeno al mare. Una perdita simile può obbligare i pesci a spostarsi in altre zone per sopravvivere, può diminuirne le capacità riproduttive e ridurre quantità e qualità del pescato. Con conseguenze non solo per l’habitat marino, ma anche per l’industria ittica della regione.

Tra i responsabili di questo fenomeno ci sarebbe anche l’industria della carne. Un ultimissimo rapporto dell’associazione Mighty evidenzia che gran parte dell’inquinamento da concimi e fertilizzanti nel Golfo del Messico proviene dalle enormi quantità di mais e soia utilizzate per allevare animali da macello. Secondo l’associazione, tra le aziende più “inquinanti” c’è il colosso Tyson Foods. Speriamo dunque che l’idea dei ghiaccioli “inquinati” funzioni per destare almeno un minimo di coscienza ambientale per chi li osserva.