Home C'era una volta Alex Harvey, rock e ironia…

Alex Harvey, rock e ironia…

SHARE

Il 4 febbraio 1982 un infarto spegne la vita di Alex Harvey, uno dei più singolari personaggi della scena rock europea.

Esperienze diverse

Nato a Glasgow in Scozia il 5 febbraio 1935, Harvey inizia a suonare la chitarra in vari gruppi di skiffle e dopo aver fatto un’infinità di lavori alla fine degli anni Cinquanta forma la Alex Harvey Big Soul Band, una formazione che, con un robusto rhythm and blues arricchito da accenti ironici, fino alla metà degli anni Sessanta gode di una discreta popolarità accompagnando nei loro tour inglesi artisti come Gene Vincent o Eddie Cochran. Nel 1967 Harvey scioglie la band e inizia a vagabondare tra varie esperienze musicali partecipando anche alla registrazione e alla messa in scena della versione londinese del musical “Hair”.

La Sensational Alex Harvey Band

Nel 1972 dall’incontro tra la sua geniale personalità e i componenti dei Tears Gas nasce la Sensational Alex Harvey Band con, oltre a lui, il chitarrista Zal Cleminson, il bassista Chris Glen, il batterista Ted McKenna e il tastierista Hugh McKenna. La band grazie a una coreografica e folle presenza scenica con ambientazioni paradossali e travestimenti vari riesce a imporsi all’attenzione del pubblico con buon successo. Nel 1978 la Sensational Alex Harvey Band si separa. Cleminson si unisce ai Nazareth, mentre Ted McKenna suona prima con Rory Callagher e poi con Michael Schenker. Alex, invece, alcuni mesi dopo forma una nuova band con il tastierista Tom Eyre, il chitarrista Matthew Cang, il batterista Simon Chatterton, il bassista Gordon Sellar e il sassofonista Don Weller. Nonostante la modesta accoglienza del primo album sembra il primo passo verso una nuova avventura. La morte di Alex cancella i progetti.

4

 

Previous articleJérôme Chazeix al Label201
Next articleBarry Sadler, un Berretto Verde al vertice della classifica discografica
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".