Questa settimana dailygreen vi porta in Abruzzo, alla preziosa scoperta di una delle più incantevoli città d’arte a ridosso della costa temerana: Atri.
Atri, una città d’arte
Deliziosa come un piccolo presepe perpetuo, Atri è un adorabile borgo medioevale di origini antichissime. Ex colonia romana, la piccola cittadina abruzzese risplende ancora oggi di un’antica e incontaminata forza evocativa. Il suo centro storico è disseminato di monumenti, musei, palazzi signorili, chiese storiche e tanti vicoli pittoreschi, alcuni dei quali così tanto stretti da consentire il passaggio ad un visitatore per volta. Camminando lungo il suo dedalo di viuzze, si resta subito colpiti dall’estremo ordine e silenzio che popola anche ogni suo angolo più affollato. Pulitissima ad ogni passo, Atri è punteggiata di vasi di fiori coloratissimi e piante sempre verdi. Percorrendo tutto il centro storico, qualche isolato prima di raggiungere il belvedere, si apre una strada così ben conservata e impreziosita di decori floreali che, per tutti gli ecoturisti più sensibili, vale da sola l’intero viaggio. Alzando lo sguardo lungo lo scorrere delle sue casette in pietra, compare perfino la seguente scritta affissa e datata 2002: ‘Via premiata da Italia Nostra per addobbo floreale’.
Per gli amanti della natura, il belvedere in cima al centro storico si presenta, a sua volta, come un’incredibile finestra sul verde più poetico. Da qui potrete ammirare, al tempo stesso, le rive dell’Adriatico che si aprono in lontananza allo scemare delle colline e il Gran Sasso che, dall’alto, non smette di sovrastare il panorama forte delle sue cime bianche. La terrazza panoramica di Atri non solo riunisce mari e monti, ma è anche arricchita da un percorso di bellissime sculture in pietra, ad opera di artisti del Novecento.
Ricordiamo infine che l’area di Atri accoglie anche una delle forme più affascinanti del paesaggio adriatico: i calanchi, maestose architetture naturali note anche come “bolge dantesche” o “scrimoni”.
Riserva naturale guidata Calanchi di Atri
Istituita nel 1995 e oggi oasi protetta del WWF, la Riserva può essere visitata liberamente percorrendo i sentieri segnalati. L’aspetto severo ed imponente di queste spettacolari formazioni geologiche deriva dall’erosione del terreno argilloso, provocata dalle passate deforestazioni e favorita dai continui disseccamenti e dilavamenti che rendono visibili numerosi fossili marini. Qui il patrimonio faunistico e floreale è particolarmente ricco, a cominciare dalle numerose specie di rapaci diurni e mammiferi fino al dipanarsi di meravigliosi boschi di salici bianchi, pioppi e ancora distese di capperi e piante di liquirizia. E per tutti gli amanti della mountain bike segnaliamo, inoltre, la presenza una panoramica ciclo-ippovia dove, lungo il percorso, è possibile incontrare svariate aziende agricole, opportunamente segnalate con pannelli didattici, pronte a vendere in loco i prodotti tipici del territorio. Per un’escursione d’impareggiabile bellezza naturalistica che non rinuncia, al tempo stesso, a mettervi in contatto con la scoperta dei sapori più autentici del luogo.
Atri a tavola
Ricca di bellezze naturali e artistiche, la città ducale è anche un piccolo polo enogastronomico di specialità abruzzesi ed eccellenze agroalimentari locali. Conosciuto per essere il paese della liquirizia, Atri vanta una tradizione secolare nella produzione di questa pianta erbacea dalle infinite proprietà benefiche. Prodotta fin dall’epoca romana, la liquirizia di Atri si lavora ancora oggi, dopo oltre 200 anni e seguendo ancora i più tradizionali processi di estrazione, nel vecchio stabilimento ricavato dall’ex convento dei Padri Domenicani. L’inconfondibile sapore agrodolce della pregiata liquirizia locale non ha nulla da invidiare alla squisitezza de ‘ Il Panducale’, dolce ormai tipico di tutta la regione Abruzzo e che, nelle vetrine delle viuzze di Atri, non mancherete d’incontrare (anche) in versione bio. Proveniente da un’antica e nobile ricetta del 1352, questo dolce di mandorle e cacao è un altro storico simbolo della città, tanto amato dal duca della famiglia Acquaviva, che regnò sullo stato di Atri pretendendone, ogni giorno, un assaggio a fine pasto.