Home C'era una volta Billy Eckstine, la voce che gareggiava con gli ottoni

Billy Eckstine, la voce che gareggiava con gli ottoni

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L’8 luglio 1914 nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il cantante Billy Eckstine, detto “Mr. B” e registrato all’anagrafe con il nome di William Clarence Eckstein. Il canto è la sua specialità ma nella sua carriera non mancano esibizioni alla tromba, al trombone a pistoni e alla chitarra.

La svolta con Earl Hines

Dopo aver studiato alla Howard University di Washington, ottiene vari ingaggi come cantante e direttore di sala in numerosi locali notturni di Buffalo, Detroit e Chicago. Il suo primo insegnante di musica, forse l’unico che abbia mai avuto, si chiama Maurice Grupp, è un giornalista del “Metronome” che suona per diletto. È lui che gli dà lezioni di tromba e molti preziosi consigli sulla tecnica di emissione del fiato. La svolta nella carriera di Eckstine avviene nel 1938 quando il sassofonista Budd Johnson, dopo averlo ascoltato in un locale, lo presenta a Earl. L’anno dopo Eckstine entra a far parte stabilmente della formazione di Hines ben preso ne diventa l’attrazione più apprezzata per il modo inconsueto di presentarsi sul palcoscenico e per uno stile di canto inusuale basato su una serie di note vibrate che si alternano ai fortissimo degli ottoni. Lasciato Hines nel 1943 inizia a darsi da fare come solista nei night ma già nella primavera de1 1944, sempre insieme a Budd Johnson, decide di dare vita a un’orchestra innovativa, in sintonia con le novità che circolano nell’ambiente del jazz in quel periodo. Per questa ragione chiede al suo manager Billy Shaw di reclutare gli orchestrali fra i boppers.

Un’orchestra unica e innovativa

Nasce così una formazione straordinaria che schiera personaggi come Dizzie Gillespie, Fats Navarro, Kenny Dorham, Miles Davis alle trombe, Gene Ammons, Dexter Gordon, Wardell Gray, Lucky Thompson al sassofono tenore, Charlie Parker, Sonny Stitt al contralto, Leo Parker al sassofono baritono, John Malachi e Clyde Hart al pianoforte, Tommy Potter al contrabbasso, Art Blakey alla batteria. Gli arrangiamenti vengono di volta in volta curati da Dizzy Gillespie, Tadd Dameron, Budd Johnson e Jerry Valentine. I cantanti sono Sarah Vaughan e lo stesso Eckstine. Le esecuzioni di questa big band, che per i tempi era una formazione d’avanguardia, rimangono nella storia del jazz per il loro eccezionale valore oltre che come testimonianza di un periodo di transizione del jazz ricco di idee nuove e di future evoluzioni. Il successo dell’orchestra o, forse, la sua apertura di nuove strade, finisce per provocare la dissoluzione. Molti strumentisti, infatti, decidono di cercare fortuna da soli. La crisi delle grandi orchestre fa il resto. Nel 1947 Eckstine scioglie l’orchestra e si dedica esclusivamente all’attività di cantante solista. Il suo repertorio diventa progressivamente più commerciale anche se i critici delle riviste specializzate non lo trattano mai troppo male. Muore a Pittsburgh, il Pennsylvania, l’8 marzo 1993.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".