Home C'era una volta Buster Harding, l’arrangiatore che evitava gli stereotipi

Buster Harding, l’arrangiatore che evitava gli stereotipi

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Il 14 novembre 1965 muore a New York il pianista, arrangiatore e compositore Buster Harding, uno dei personaggi più anomali e singolari dello swing.

L’arrangiamento come mestiere

Lavere Harding, questo è il suo vero nome, nasce in Canada il 19 marzo 1917. La famiglia si trasferisce prestissimo a Cleveland, dove Buster studia musica da solo e dirige un proprio gruppo nei primi anni Trenta. Poi se ne va nello stato di New York, unendosi all’orchestra di Marion Sears a Buffalo, quindi a Boston a capo di un proprio trio. Non rinuncia però a migliorarsi e studia con Schillinger. Nell’autunno nel 1939 viene scritturato da Teddy Wilson come secondo pianista e arrangiatore della sua orchestra. Inizia così quella che è destinata a diventare la sua attività principale per tutti gli anni Quaranta: l’arrangiatore professionista. Lasciato Wilson, dopo una breve attività a capo di un proprio quartetto al Nick’s nel mese di maggio del 1940, venne scritturato da Cab Calloway per la cui orchestra scrive arrangiamenti dal 1940 al 1942.

Fuori dagli schemi

Più o meno negli stessi anni in cui è con Calloway, arrangia anche per le orchestre di Earl Hines, Count Basie e più saltuariamente per Artie Shaw, Tommy Dorsey, Benny Goodman, Larry Clinton, Roy Eldridge e Glenn Miller. Nel dopoguerra, quando Dizzy Gillespie riunisce la sua orchestra, gli commissiona alcuni arrangiamenti. Verso il 1954 diventa il direttore musicale e l’accompagnatore occasionale di Billie Holiday. Colpito da una grave malattia che durerà diversi anni, continua l’attività di arrangiatore ma anche quella di strumentista con vari gruppi, l’ultimo dei quali è quello capeggiato da Jonah Jones negli anni Sessanta. Le sue partiture, pur muovendosi prevalentemente nell’area della swing craze, hanno il pregio di essere riuscite a evitare nei limiti del possibile i numerosi stereotipi propri dell’epoca.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".