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Carlo Caracciolo, editore fortunato

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Carlo Caracciolo
L'editore Carlo Caracciolo in una foto scattata poco prima della sua scomparsa

Scriveva Giorgio Bocca come egli fosse rimasto “una delle poche persone che abbia conservato il gusto del rischio”. E forse qualcuno ha già intuito che stiamo parlando di Carlo Caracciolo, una delle figure più importanti nel panorama dell’editoria giornalistica italiana del XX secolo.

Carlo Caracciolo, editore e gentiluomo

Gli esordi professionali

Nato a Firenze nel 1925, si laureò in legge alla Sapienza di Roma e perfezionò gli studi ad Harvard negli Stati Uniti. Rientrato in Italia, fece la sua prima esperienza nel campo editoriale fondando la Etas-Kompass, specializzata in riviste tecniche e annuari industriali. Caracciolo diceva di sé di essere un “editore fortunato” ma in realtà colse benissimo il momento storico che stava attraversando l’Italia durante gli anni ’50. Il “boom economico” era alle porte, l’industrializzazione del Paese già in fase avanzata e Caracciolo fondava tutta una serie di riviste di settore come Poliplasti, Strade e Traffico, Imballaggi e Rivista di meccanica; anche se la sua “creatura” più importante resta l’Annuario Kompass, denso di cifre, tabelle numeriche e statistiche a cui gli industriali dell’epoca erano particolarmente sensibili.

Alla guida di L’Espresso

La prima importante svolta nella carriera di Caracciolo editore avviene grazie all’incontro con Adriano Olivetti. Tramite il comune amico Riccardo Musatti, il giovane Caracciolo partecipa alla nascita, il 2 ottobre 1955, de L’Espresso, titolo dato al nuovo settimanale sulla falsariga dell’omonima rivista francese L’Express.

Carlo Caracciolo
“L’Espresso”, una delle creature di Carlo Caracciolo

Durante le prime fasi di questa nuova avventura, il futuro editore si occupava prettamente della raccolta pubblicitaria. Ma l’anno successivo Adriano Olivetti prese la decisione di cedere a titolo gratuito tutte le sue azioni a Carlo Caracciolo. Infatti l’industriale di Ivrea comprese la portata degli effetti negativi che L’Espresso, data la sua linea editoriale particolarmente indipendente, poteva creare rispetto agli interessi della sua azienda. Riccardo Musatti individuò immediatamente il papabile candidato alla sua successione: Carlo Caracciolo. Dopo aver risolto alcuni problemi finanziari ed essersi consultato con Eugenio Scalfari, accettò di rilevare la parte di Adriano Olivetti e diventare azionista di maggioranza con il settanta per cento delle quote. Il restante trenta per cento venne suddiviso tra lo stampatore Tumminelli (20%), il direttore del settimanale Arrigo Benedetti (5%) e lo stesso Eugenio Scalfari (5%).

Nasce La Repubblica

Il fattore rischio è sempre stato un elemento presente nella personalità di Carlo Caracciolo. E così fu anche quando nacque il quotidiano La Repubblica. Verso la metà degli anni ’70, Carlo Caracciolo ed Eugenio Scalfari cominciarono a pensare alla realizzazione di un quotidiano che descrivesse i cambiamenti che l’Italia stava attraversando in quel periodo. Invece di investire in pubblicazioni più sicure sotto il profilo economico (periodici, settimanali per il grande pubblico, riviste commerciali), il duo Caracciolo-Scalfari decise di puntare le proprie carte su quello che Nello Ajello ha descritto come un “quotidiano scritto come un settimanale. Un secondo giornale che diventò molto presto il primo per centinaia di migliaia di cittadini”. Lo stesso Ajello ha tratteggiato anche il pensiero di Carlo Caracciolo durante i giorni preparatori alla nascita di La Repubblica: “Con il fiuto che era cosciente di possedere. Con la sua tenacia professionale esente da retorica. Con la personale inclinazione al rischio e il gusto delle sfide”.

https://www.youtube.com/watch?v=kkyvE6FQSjI

Grazie a una joint venture tra L’Editoriale L’Espresso e Arnoldo Mondadori Editore, nacque nel 1976 la Società Editoriale La Repubblica, con Caracciolo presidente e amministratore delegato. Il 14 gennaio 1976 iniziarono le uscite dell’omonimo quotidiano sotto la direzione di Eugenio Scalfari. Carlo Caracciolo ricorda così la nascita di La Repubblica: “Da soli, dicevo a Eugenio, non potremo mai farcela. Lui premeva, invogliato dal difficile momento del Corriere, dove Angelo Rizzoli era entrato con l’appoggio esplicito di Cefis, sottraendo a quella istituzione la sua storica olimpicità. Facevamo fra noi un gran parlare del ‘giardinetto’.

Carlo Caracciolo
Il primo numero di “La Repubblica”

Alludevamo a un certo numero di industriali che avremmo coinvolto nell’impresa, sotto forma di sottoscrizione di abbonamenti. Oltre a qualche grana, la cosa ci procurò l’incontro, positivo, con Carlo De Benedetti, che per quella via si accostò al nostro Gruppo. Fu Scalfari a pensare a Mondadori. Ci fu poi, nel tardo inverno del ’75, una riunione decisiva nella villa di Giorgio Mondadori, a Sommacampagna. Con Mondadori e Formenton, era arrivato Sergio Polillo, uomo di vertice della casa editrice. Minuto, cauto, interloquiva poco. A un tratto, sempre un po’ sovrappensiero, emise un giudizio del tipo: ‘Si può fare’. Diedi un calcio a Eugenio: la Sfinge si era pronunziata. Eravamo in porto”. Da allora, tutte le attività editoriali che videro Caracciolo alla guida, si sono sempre caratterizzate per la continua ricerca di innovazione: “Il formato dell’Espresso e di Repubblica, il colore, i supplementi, gli allegati, le guide prestigiose come quella dei ristoranti e dei vini”.

La guerra di Segrate tra Carlo Caracciolo e Silvio Berlusconi

Nel 1988 Caracciolo cedette il suo pacchetto azionario de L’Espresso e la sua quota di La Repubblica alla Mondadori divenendone così presidente. Ma non appena Silvio Berlusconi acquisì il controllo della Mondadori, nacque immediatamente un contenzioso con Caracciolo che ebbe conclusione alcuni anni dopo con la separazione fra il settore libri e periodici (che finì nelle mani del Cavaliere) da una parte, e quello di La Repubblica e L’Espresso dall’altra, che andarono a costituire il Gruppo Editoriale L’Espresso con la CIR di Carlo De Benedetti a detenere le quote di maggioranza e con Carlo Caracciolo Presidente.

Carlo Caracciolo ricorda così il suo scontro con Berlusconi: “Cominciarono a circolare voci che Berlusconi avesse acquistato le azioni della famiglia Formenton (e quindi il controllo di Mondadori). La cosa non mi colse di sorpresa, era il dicembre del 1989. A un certo punto decisi di rivolgermi al diretto interessato. Ero a Milano e mi diressi a piedi proprio in via Rovani a casa di Silvio Berlusconi. Nei giorni precedenti ero stato invitato a cena proprio per quella sera. Venni introdotto in una stanza a pianterreno, piena di dipinti che a prima vista non mi parvero brillare per autenticità.

Carlo Caracciolo
Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti

 Dopo qualche minuto apparvero Berlusconi e Fedele Confalonieri. Esauriti in breve i convenevoli, il Cavaliere mi disse: ‘Carlo, ti devo dare una notizia importante. Proprio oggi pomeriggio abbiamo concluso l’accordo. Abbiamo rilevato la quota dei Formenton’. Mi infuriai, fino a mezz’ora prima i Formenton mi avevano detto il contrario. Investii Berlusconi, dicendogli tutto ciò che mi dettava il cuore. ‘Sei un mascalzone – gli dissi – finiremo davanti al giudice’. E lui: ‘Deciderà il giudice'”.

Gli ultimi anni

Carlo Caracciolo ha speso ben sessanta dei suoi ottantatré anni di vita occupandosi di carta stampata. Come ricorda sempre Nello Ajello, quella dell'”editore fortunato” per i giornali “è stata una passione veemente, che sembrava discordare dal suo carattere freddo e distaccato. Ma per cancellare ogni sorpresa bastava ascoltarlo quando parlava di giornali”. Chi l’ha conosciuto da vicino racconta che pochissime volte Caracciolo è entrato nelle redazioni, quasi una presenza discreta che, però, celava una profonda attenzione alla vita dei suoi giornali, con un interesse per “i retroscena legati a un’intervista, un’idea editoriale da sviluppare, una piazza da studiare”. Così Caracciolo intendeva il suo mestiere: i giornali visti come delle vere e proprie creature viventi, come dei compagni d’avventura con i quali lavorare senza perdere il gusto del divertimento: “Risme di fogli da associare al gusto della scommessa”. Nominato Cavaliere del Lavoro il 2 giugno 1989, Carlo Caracciolo è morto a Roma il 15 dicembre 2008.