Home C'era una volta David Essex, da Gesù Cristo a Che Guevara

David Essex, da Gesù Cristo a Che Guevara

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Il 13 ottobre 1971, al termine delle selezioni, il britannico David Essex viene scelto per interpretare la parte di Gesù Cristo nell’opera rock “Godspell”.

Faccia pulita e voce bene impostata

Il ragazzotto, il cui nome vero è David Cook, ha ventiquattro anni e nessuna esperienza professionale né come attore né come cantante. La sua faccia pulita e la sua voce bene impostata sono considerati sufficienti per il ruolo. Lo straordinario successo di “Godspell” lo trasforma in uno dei personaggi più popolari dei primi anni Settanta. Sempre incerto tra la carriera di cantante e quella di attore centra per qualche anno una lunga serie di successi discografici con brani di pop leggero come Rock on e Lamplight nel 1973, Gonna make you a star e Stardust nel 1974, Rollin’ stone, Hold me close e If I could nel 1975. Nella seconda metà degli anni Settanta, dopo aver interpretato la parte della rockstar in declino nel film “Stardust – Polvere di stelle”, la sua ispirazione musicale inizia a percorrere strade nuove allontanandosi progressivamente dal facile pop per adolescenti.

Una scelta che non tutti condividono

La scelta gli procura guai nel rapporto con il suo produttore Jeff Wayne, ma ormai è fatta. Album come Out on the streets e Imperial wizard caratterizzano questo periodo di riflessione. Nel 1978 torna in teatro in un’altra parte, dopo quella di Gesù Cristo, destinata a fare scalpore. È lui, infatti, l’interprete di Che Guevara nella versione londinese del musical “Evita” di Andrew Lloyd Webber. Due anni dopo è il protagonista del film “Silver dream” di cui interpreta anche la colonna sonora. Da quel momento la sua carriera si stabilizzerà su tre fronti distinti: musica, teatro e cinema. Sul piano musicale i suoi album non saranno tutti memorabili e non scaleranno i vertici delle classifiche di vendita, anche se non mancherà qualche zampata di classe come “The mutiny” del 1983, con la Royal Philarmonic Orchestra, che raccoglie i brani tratti dall’omonimo musical ispirato dall’ammutinamento del Caine.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".