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Devis Bonanni: «In ognuno di noi un Buon Selvaggio»

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buon selvaggio
Il Buon Selvaggio è in noi e se vogliamo cambiare le cose dobbiamo ascoltarlo

Devis Bonanni, classe 1984, vive a Raveo un piccolo paese nella regione alpina della Carnia dove diversi anni fa ha fondato il suo ecovillaggio: Pecoranera. Ex tecnico informatico, Devis che oggi fa il contadino e lo scrittore, vive secondo uno stile di vita completamente rivolto all’autosufficienza e alla decrescita ed è riuscito a ritrovare quello che sognava da sempre, un rapporto totale con la natura perché come ci racconta nel suo ultimo libro ”Il Buon Selvaggio”, vivere secondo natura migliora la vita!

In Ognuno di noi c’è un Buon Selvaggio

“Il Buon Selvaggio non sono io o l’ultimo indio dell’Amazzonia. Il Buon Selvaggio è dentro ognuno di noi e se vogliamo darci una mossa per cambiare le cose dobbiamo ascoltarlo.
Attraverso questo scritto vorrei stimolarvi ed interrogarvi sul rapporto tra l’Umanità ed il Pianeta, oltre le semplificazioni e le mistificazioni dei mass media. Quindi agricoltura e alimentazione, salute, mobilità alternativa, radici, relazioni di prossimità e solidarietà.
Se ci sono riuscito, me lo direte voi!”

Come è nato il progetto Pecoranera e quand’è che hai deciso di lasciare la tua vita di sempre per iniziare un’avventura così “estrema” per certi versi…

Avevo diciott’anni quando mi capitò per le mani un articolo che titolava: “Obiettivo autosufficienza – come organizzare una fattoria di due ettari per una famiglia di quattro persone”. Tra le righe si lasciava intravedere la possibilità di un autentico ritorno alla campagna e a un certo grado di autonomia o, come si direbbe oggi, sovranità alimentare. Io sono nato e cresciuto in un piccolo paese di montagna dove la terra è stata abbandonata e la gente se ne va ancora. Trovai allora la motivazione per invertire la rotta, almeno a livello personale. Per anni ho poi svolto la professione di tecnico informatico ritagliandomi il tempo da aspirante contadino nei fine settimana. Fino a quando la passione per la terra l’ha avuta vinta su qualsiasi ragionamento razionale e ho deciso di lasciare il lavoro.

Come hanno reagito le persone intorno a te, gli amici, la famiglia, hanno capito quello che veramente desideri? 

Mia nonna era contadina e aveva le mucche. Mia madre si è laureata e ha fatto l’insegnante. Mio padre aveva una piccola impresa edile. E’ chiaro che la generazione dei miei genitori si era affrancata dalla terra. Mia nonna ricorda sempre il parroco del suo paese che le diceva di vendere i campi per far studiare la figlia. Io quindi invertivo di nuovo la rotta, lasciavo una professione “pulita” e riacquistavo la terra che era stata venduta. A diciott’anni vangai il mio primo orto. Era un fazzoletto di famiglia abbandonato da anni. Mia nonna uscì sul terrazzo che dava sull’orto e me ne urlò di tutti i colori: diceva che stavo perdendo tempo e che mi sarei stufato presto. Fu la prima volta che mi sentii una “pecoranera”.

Il tuo primo libro “Pecoranera” ha raccontato la tua esperienza. Curi un blog… la gente risponde attivamente al tuo progetto. Chi sono le persone che arrivano e collaborano nel tuo eco villaggio, possiamo definirlo così?

Sono soprattutto giovani. Il sistema non offre più le risposte di qualche anno fa. E’ più difficile trovare un’occupazione e i contratti non offrono la giusta remunerazione. Ma forse c’è qualcosa di più. C’è bisogno di trovare un’ultima utopia – nel senso positivo del termine -, si ha bisogno di credere in qualcosa e di assecondare quel Buon Selvaggio che è in noi. Finita l’epoca delle grandi utopie collettive, delle rivoluzioni, ognuno cerca il piccolo cambiamento personale e pratico, forse meno romantico ma anche più meditato e responsabile.

Quanto è magico, bello e quanto è faticoso, sacrificante, vivere ponendo la massima attenzione all’ambiente e alla riduzione dell’impatto ambientale? Qual è una tua giornata tipo?

Nella mia nuova vita, in termini di ore, lavoro molto più di quando stavo in ufficio. Ciò che è saltato è la distinzione tra vita e lavoro. Faccio delle cose perché sono necessarie, funzionali al mio sostentamento, al mio progetto, alla mia vita. Il sole governa le mie giornate. In ogni stagione mi sveglio al primo crepuscolo dell’alba. Va da se che dormo di più d’inverno e molto poco d’estate. Questo si accorda con i ritmi della Natura e soprattutto, da contadino, delle piante. Non ci sono domeniche o feste comandate, il calendario è fenomenologico. Una pioggia invita al riposo così come lunghe giornate di sole mi chiamano a lavorare instancabilmente. E’ l’orologio biologico, del cui ritmo mi sono riappropriato.

Le tue soddisfazioni più grandi? Il momento più bello della tua giornata?

Ho una sorta di feticcio dell’ortaggio. Le mie più grandi soddisfazioni derivano da li. E’ un misto di orgoglio e ammirazione per la perfezione espressa dalla natura. Quest’anno ho coltivato per la prima volta un mais detto bianco perla. Le pannocchie sono riuscite benissimo. Sono snelle e lunghe, le più grandi arrivavano a trentacinque centimetri. Il chicco è simile appunto ad una perla di un colore tra l’argento ed il giallo paglierino. Le piante erano notevoli, alcune alte anche più di tre metri e ben formate, con lo stocco grosso più di un bastone. Ora le pannocchie giacciono appese sotto il tetto della legnaia. Quando saranno del tutto secche potrò sgranarle e macinarle per fare la mia prima polenta bianca, quella che di solito si associa a piatti di pesce. Cosa desiderare di meglio?

Tutti dovrebbero ascoltare il Buon Selvaggio che è in noi

Quali consigli potresti dare alle persone per ridurre al minimo i consumi e i danni al nostro Pianeta? Credi che le cose stiano cambiando verso una maggiore consapevolezza?

C’è una maggiore consapevolezza ma anche una grande pigrizia nel cambiare il proprio stile di vita ed ascoltare il Buon Selvaggio che è in noi. Mauro Corona, lo scrittore e alpinista, ha detto che “solo la miseria rende l’uomo ecologico”. Mi sento di associarmi al suo pessimismo storico. Non siamo ancora sull’orlo del baratro e le cose stentano a muoversi. Chi ha voglia di impegnarsi da subito, quindi per intelligenza e non perché le condizioni lo obbligano, può fare molte semplici cose. Ricordo che la carne ha un impatto molto più alto dei cibi di origine vegetale, consumatene di meno. Cercate, almeno una volta a settimana, di raggiungere la meta del momento senza l’automobile. Andateci a piedi, in bici, con i mezzi pubblici o – prendetevi la libertà, di non andarci affatto! E prima di fare un acquisto fatevi la semplice domanda: “mi serve davvero”? Provate a sopravvivere ancora un mesetto senza quell’oggetto che proprio vi sembrava indispensabile e vi sentirete migliori, più forti, più liberi. Come diceva Thoreau: “un uomo è più ricco in proporzione alle cose di cui può fare a meno”.

Il 15 ottobre è uscito il tuo nuovo libro “Il Buon selvaggio. Vivere secondo natura migliora la vita”. Cosa ti ha spinto a scriverlo e cosa è cambiato da “Pecoranera”, il tuo primo libro. 

Si parla tantissimo di alimentazione, agricoltura, salute, sostenibilità. C’è una grandissima attenzione su questi temi. Però si fa anche gran confusione. Il più delle volte è una confusione dovuta a mancanza di informazioni e approfondimento ma, come nel caso di Expo, c’è un certo dolo nel cercare di annacquare le istanze di cambiamento. Tutto finisce nello stesso calderone e tra km0, biologico, equo&solidale, made in Italy dop, doc, igt, naturale, green e quant’altro, il pubblico è confuso. Io vivo da dieci anni la decrescita nella mia vita: ho cercato di dire, nel mio “Il Buon Selvaggio” una parola chiara sull’argomento.

Cos’è che butteresti via di te (il tuo più grande difetto) e cosa invece ricicleresti (un tuo grande pregio)?

Mi prendo troppo sul serio ma almeno ho un approccio organico alle questioni, cerco sempre un quadro di riferimento a cosa sto facendo e non lascio mai le cose a metà.

Quali sono i prossimi appuntamenti di Pecoranera?

Giro molto nel triveneto. Meno altrove perché abitando all’estremo nord-est ho molta strada da fare quando mi muovo. Trovate tutti i miei appuntamenti sul mio profilo FB, basta che cerchiate “Devis Bonanni” o la pagina del libro “Pecoranera”.

Per conoscere gli appuntamenti di Pecoranera visitate il sito: www.progettopecoranera.it o scrivete a: info@progettopecoranera.it