Home C'era una volta Dick Cary, un jazzista da rivalutare

Dick Cary, un jazzista da rivalutare

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Il 10 luglio 1916 nasce ad Hartfort, nel Connecticut, il polistrumentista e arrangiatore Dick Cary. Registrato all’anagrafe con il nome di Richard Durant Cary è un musicista completo ed estremamente versatile. Con una solida preparazione classica alle spalle, ha dato al jazz più di quanto abbia avuto e non ha mai goduto di una fama adeguata ai suoi meriti.

Un polistrumentista al servizio del dixieland

Per qualche strana combinazione a Dick Cary non sempre è stata riconosciuta l’importanza della sua attività di arrangiatore, costantemente tesa alla ricerca e alla sperimentazione di formule alternative agli schemi classici nel tentativo di regalare nuove evoluzioni al dixieland e al jazz tradizionale in genere. Il suo primo strumento è il violino che suona nel periodo scolastico entrando anche a far parte della Hartfort Symphony Orchestra. Successivamente suona il pianoforte. Proprio come pianista ottiene la sua prima importante scrittura al Nick’s di New York nel 1942. L’anno dopo lavora come arrangiatore per Benny Goodman e suona con la famosa Casaloma Orchestra. Alla fine della seconda guerra mondiale entra nella formazione di Billy Butterfield, ma ci resta poco perchè ben presto dà vita a una propria orchestra con la quale suona regolarmente a Meridan nel Connecticut. Nel 1947 viene chiamato a far parte degli All Stars di Louis Armstrong con i quali prende parte a una nutrita serie di concerti, compreso quello leggendario alla Symphony Hall di Boston nel novembre del 1947. Lasciato Armstrong dopo l’arrivo di Earl Hines, ritorna al Nick’s, come solista di pianoforte. Si unisce poi all’orchestra di Jimmy Dorsey come pianista e arrangiatore e successivamente entra a far parte della formazione di Tony Parentgi lasciando il pianoforte per la tromba.

Un flicorno nel jazz

Negli anni Cinquanta la sua attività si fa intensa e tutti i più famosi dixielander se lo contendono. Da Eddie Condon a Bobby Hackett, da Muggsy Spanier a Max Kaminsky, da Jimmy Mc Partland a Edmond Hall, a molti altri leader cercano di accaparrarsi le sue doti di arrangiatore. In quel periodo cambia ancora strumento dedicandosi al flicorno che lui adatta magistralmente al linguaggio jazzistico. Verso la fine degli anni Cinquanta formava una nuova orchestra a suo nome che schiera alcuni tra i migliori musicisti di quel periodo di formazione sia tradizionale che moderna come Urbie Green, Al Cohn, Bob Wilber, Kenny Davern, Ernie Caceres, Dick Wellstood e tanti altri. Negli anni Sessanta si trasferisce sulla West Coast lavorando intensamente come arrangiatore per Bob Crosby, Red Nichols e Ben Pollack e continuando anche a suonare il pianoforte, la tromba e il flicorno in seno al “clan” dei dixielander di stanza in California. Negli anni Settanta lavora molto spesso con Jimmy McPartland. In quel periodo arriva anche in Italia per una tournée durante la quale registra anche un disco a Milano con la Milan College Orchestra. Muore il 6 aprile 1994 a Glendale, in California.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".