Home Eco Culture Fiabe del macabro e dell’assurdo, parla Cristina Vitagliano

Fiabe del macabro e dell’assurdo, parla Cristina Vitagliano

SHARE
Fiabe
Un primo piano della scrittrice Cristina Vitagliano.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa interessante intervista alla scrittrice Cristina Vitagliano, autrice del libro Dark Phantasy. Fiabe del macabro e dell’assurdo, realizzata dalla scrittrice e conduttrice radiofonica Stefania Romito apparsa sul blog Ophelia’s friends.

Le fiabe macabre e assurde di Cristina Vitagliano

Ciao Cristina, sono felicissima di averti nel gruppo Ophelia’s friends e di poterti conoscere meglio. Anche tu sei una scrittrice, come molti di noi. Quando hai compreso di possedere questa grande passione per la scrittura?

Ciao Stefania! Grazie mille per avermi invitata nel gruppo e per avermi concesso questa intervista. Ora, cominciamo con la mia passione per la scrittura; ad essere sincera credo di averla sempre avuta. Sin da piccola mi divertivo a fantasticare, a immaginare e ho scritto il mio primo racconto fantastico in quarta elementare: si intitolava L’Arco Magico. La cosa buffa è che, all’insaputa dei miei compagni di classe, la mia maestra d’italiano decise di iscrivermi con quel racconto a un concorso letterario per piccoli autori. Non vinsi, naturalmente, ma mi diedero una menzione d’onore per l’originalità.

Immagino che prima di diventare una scrittrice, tu sia stata un’accanita lettrice. Quali sono gli autori e i generi letterari che prediligi?

Sì, esatto, sarà una banalità ma per scrivere è necessario prima leggere, e leggere moltissimo. Questa passione è iniziata tra le elementari e le medie e la principale fonte delle mie letture era la libreria di mio padre, dove trovai libri che considero autentici tesori come i racconti di Edgar Allan Poe e i libri di avventura di Clive Cussler. Crescendo, e soprattutto durante il periodo universitario, ho avuto modo di esplorare tanti generi di letteratura e, ora come ora, se dovessi fare una top 3 dei libri che non mi stancherei mai di leggere, metterei i romanzi di J.K. Rowling, le poesie di Rimbaud e i racconti di Edgar Allan Poe.

Hai iniziato scrivendo saggi e racconti di vari stili e generi classificandoti sesta per due anni consecutivi nel premio letterario internazionale “Amici senza Confini” fino a quando, a un certo punto, decidi essere arrivato il momento di lanciarti nella stesura di un libro impegnativo che poi pubblicherai. Posso chiederti com’è avvenuto questo passaggio? Qual è stata la molla che ti ha spinta a pubblicare?

La partecipazione ad Amici senza Confini è stata molto importante per me. Mi ha permesso di confrontarmi per la prima volta con altri scrittori e posso dire che è stata un’esperienza che non dimenticherò. In quel periodo, non pensavo seriamente all’idea di pubblicare perché la mia scrittura non si era ancora indirizzata su un genere preciso. Certamente, il fantasy è stato il mio “primo amore” e sapevo che prima o poi ci sarei tornata, ma mi piaceva l’idea di sperimentare, di capire cosa faceva per me. Così iniziai a scrivere un po’ di tutto: racconti rosa, saggi umoristici, poesie e saggistica letteraria per poi tornare, come pensavo sarebbe successo, al fantasy. L’idea per i miei Dark Phantasy. Fiabe del Macabro e dell’Assurdo nasce precisamente durante lo studio per un esame di letteratura tedesca, in cui incontrai i fratelli Grimm e ne rimasi affascinata. Decisi di scrivere delle fiabe macabre, inizialmente solo come passatempo, ma poi, man mano che procedevo, iniziai a pensare all’idea di contattare un editore e da lì è iniziato tutto.

Fiabe
La cover di “Dark Phantasy”

Ho avuto una prima esperienza editoriale grazie alla Cavinato Editore International, che ha pubblicato il mio libro in formato ebook. Dopo qualche mese, però, mi sono resa conto che la collaborazione non funzionava e, dopo aver rescisso il contratto, ne ho stipulato un altro con la Pathos Edizioni, una casa editrice di Torino. Con i miei nuovi editori abbiamo iniziato un percorso di rinnovamento del libro, cambiandone titolo e copertina e abbiamo contattato una bravissima illustratrice, Erika Bertoli, che ha illustrato le mie fiabe in modo veramente creativo e interessante.

Dark Phantasy. Fiabe del Macabro e dell’Assurdo, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un libro per l’infanzia, bensì destinato a un pubblico adulto. Non è così?

Esattamente. L’idea, come accennavo prima, è nata dal mio “incontro” con i fratelli Grimm e dalla scoperta più approfondita delle fiabe, anche per mezzo di Morphology of the Folktale di Propp. Come ebbi modo di constatare, le antiche fiabe popolari non erano pensate per intrattenere i bambini, bensì gli adulti durante il lavoro ed erano spesso raccontate per esorcizzare le paure dell’uomo di quei tempi, ed ecco perché vi troviamo orchi e lupi, per esempio. La prima stesura delle Kinder und Hausmärchen dei Grimm, riportava infatti le fiabe nelle loro crude e macabre versioni originali, poi edulcorate nel tempo perché fossero accessibili anche all’infanzia. Ciò che ho voluto fare con il mio libro, è stato quindi rendere omaggio allo spirito originario delle fiabe popolari, un piccolo gesto di “ribellione”, se così vogliamo chiamarla, ai cambiamenti apportati nel tempo alle storie originali.

Dark Phantasy. Fiabe del Macabro e dell’Assurdo è una raccolta di racconti, sette per l’esattezza, nella quale vengono contemplati i sette vizi capitali in un mondo fantastico contraddistinto da atmosfere medievali e mondi senza tempo in cui si aggirano personaggi alquanto grotteschi. È inevitabile riscontrare analogie con la Commedia dantesca, non solo per la particolare ambientazione, ma soprattutto per la raffigurazione dei sette peccati capitali associati ai personaggi. Questa corrispondenza è voluta o casuale?

In realtà non ci avevo mai pensato, devo essere sincera, quindi posso tranquillamente affermare che queste analogie non sono state volute.

Più che in un girone infernale, nei tuoi racconti ci si trova immersi in un’ambientazione spiccatamente fiabesca anche se, dalla fiaba classica, queste storie si differenziano notevolmente soprattutto per il finale che non è certo lieto e positivo. Ce ne vuoi parlare?

Il fatto che il finale non sia praticamente mai positivo, deriva anch’esso dal mio “omaggio” allo spirito delle fiabe popolari, che non finivano proprio sempre con il classico “happy ending” dei cartoni animati che siamo stati abituati a vedere da piccoli.

Fiabe
La blogger Stefania Romito

Ciò che io ho voluto fare con questo libro, è innanzitutto riportare nelle mie storie anche una minima di componente di vita reale, in cui non sempre ogni desiderio si avvera e ogni storia finisce bene, e secondariamente omaggiare le fiabe classiche ma allo stesso tempo distaccarmene, cercando di attualizzare le tematiche e creare nuovi scenari e nuovi personaggi. In alcune fiabe, per esempio, affronto, seppur in modo molto velato e fiabesco, tematiche quali l’anoressia e l’abuso di sostanze stupefacenti.

I questi tuoi racconti, in cui sembra dominare il grottesco, l’assurdo, vi è un preciso messaggio che salta all’occhio: chi sbaglia subisce sempre le conseguenze dei propri errori. Non viene, quindi, offerta al peccatore una seconda possibilità. In che misura questo aspetto “intransigente” appartiene al desiderio di voler dar vita a un prodotto letterario dal carattere rigoroso e in che misura, invece, è insito nella tua personalità?

Bella domanda! Dunque, questo aspetto così rigoroso non appartiene alla mia personalità, o almeno non credo! Il concetto che ho voluto trasmettere non è tanto il “chi sbaglia paga”, ma piuttosto quanto caratteristiche quali l’invidia, l’ira e le altre, possano consumare chi le possiede. Naturalmente, le storie e i personaggi del libro sono portati all’estremo, sono quasi esasperanti per quanto sono grotteschi e, come riporta il titolo del libro, sono assurdi e vanno presi come tali.

Cosa ti ha indotta a realizzare una raccolta di racconti incentrata principalmente sui vizi e sulle debolezze umane?

L’idea di vizi capitali non è nata subito, ma dopo la stesura del primo racconto. Quando scrissi Amantide, mi resi conto che i personaggi che avevo descritto erano incredibilmente superbi e da lì decisi di continuare su questa linea e di ideare altri personaggi che avessero a che fare ognuno con un peccato.

Quali altri messaggi intendi veicolare con questa tua prima opera?

Più che un messaggio, ciò che spero di essere riuscita a trasmettere ai lettori è la mia voglia di uscire dagli schemi e sperimentare con un genere attualmente poco diffuso. Detto ciò, se sarò riuscita con le mie storie ad appassionare qualcuno e a rimanere impressa nella sua memoria, sarà già un bel risultato.