Home C'era una volta Georges Ulmer, il danese che conquistò la Francia

Georges Ulmer, il danese che conquistò la Francia

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Il 16 febbraio 1919 nasce a Copenaghen in Danimarca Jorgen Ulmer, destinato a diventare famoso con il nome di Georges Ulmer. Il neonato è figlio di uno scultore piuttosto affermato anche se non fa in tempo a conoscerlo abbastanza da accumulare ricordi, visto che muore nel 1921 lasciandolo solo con una madre afflitta da dolori e problemi vari di salute cui non reca conforto il clima freddo dell’inverno danese.

Dalla Danimarca alla Spagna e poi la fuga in Francia

Proprio per tentare di alleviare i suoi problemi di salute la donna, perso il marito, decide di lasciare la Danimarca e di andare a Sud con il piccolo Jorgen. I due si stabiliscono a Palma de Majorca, in Spagna. Il ragazzo cresce con la passione per la boxe e una spiccata predisposizione per le lingue straniere. È poco più di un adolescente quando se ne va per un po’ negli Stati Uniti. Nel corso di questo soggiorno scopre la musica americana, in particolare quella delle grandi orchestre di derivazione jazz che stanno attraversando un periodo di grande popolarità. Torna dal suo viaggio con grandi stimoli e un’esperienza che finirà per condizionare positivamente le sue scelte artistiche degli anni successivi. Majorca, il sole, il mare e la bella vita finiscono con il tramonto della democrazia in Spagna. Nel 1938 e la guerra civile sta vivendo le ultime sanguinose fibrillazioni con la fine della repubblica e la vittoria delle forze falangiste di Francisco Franco aiutate da fascisti italiani e nazisti tedeschi. Per non rischiare la pelle Ulmer ne deve andare. Va in Francia e si rifugia a Perpignan dove guadagna da vivere arrangiandosi con piccoli lavoretti e saltuariamente canta accompagnandosi con la chitarra in un bar. Proprio nel locale viene notato da Fred Adison, un direttore d’orchestra di grande successo, specialista nello scovare talenti, che lo scrittura come cantante per la sua formazione.

La conquista di Parigi

In quel periodo Jorgen, ormai diventato Georges Ulmer, scrive anche le prime canzoni destinate a diventare famose come Marie, petit beguin du mois de mai, Si tu savais e, soprattutto, Ma voiture contre une jeep, dedicata ai francesi dell’armata di liberazione che stanno marciando alla volta di Parigi per liberarla dai nazisti. L’entusiasmo che attraversa Parigi nei giorni successivi alla Liberazione lo contagia. Questo danese di grande fascino, dalla voce pastosa come quella dei crooner americani e dalla pronuncia lievemente esotica conquista rapidamente i parigini e soprattutto le parigine. All’inizio del 1945 Georges Ulmer ha anche una casa discografica. È la Columbia che già nel mese di aprile lo chiude in sala di registrazione insieme all’orchestra di Jacques Helian e poche settimane dopo pubblica i primi dischi. In quel periodo nasce anche Pigalle il più grande successo della sua carriera. Il successo regala nuove suggestioni a Georges Ulmer, che trova negli applausi e nei consensi gli stimoli per sperimentarsi in nuove avventure. Il teatro musicale, in particolare l’operetta, e il cinema sono i suoi nuovi territori di conquista, anche se pur ottenendo consensi non riesce a ripetere i fasti della sua esperienza come cantante. Gli applausi non nascondono lo scorrere del tempo. Georges Ulmer lo capisce, non ne fa un dramma e nel 1960 lascia Parigi. Per un po’ continua a cantare in vari locali prima nella zona di Marsiglia e poi ad Ajaccio in Corsica. Più tardi si stabilisce a Cagnes-sur-Mer dove apre un ristorante, anche se periodicamente non disprezza di tornare sulle scene come nel 1970 quando partecipa a un varietà televisivo. Nel 1981 torna a Copenhagen dove riceve un prestigioso riconoscimento da parte della Regina di Danimarca. Sempre negli anni Ottanta, quando il suo cuore inizia a fare le bizze si trasferisce a Marsiglia dove muore il 29 settembre 1989.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".