Home C'era una volta Quando iniziò l’avventura dei Clash

Quando iniziò l’avventura dei Clash

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Il 18 marzo 1977 la CBS pubblica il primo singolo di una band sconosciuta. Il gruppo si chiama Clash (Scontro) e il disco è White riot (rivolta bianca).

Date un senso alla vostra rabbia

Ispirato ai disordini scoppiati in occasione del carnevale giamaicano di Notthing Hill quando i giovani di colore avevano reagito alle provocazioni della polizia, il brano si rivolge esplicitamente ai giovani londinesi bianchi invitandoli a dare un senso alla loro rabbia: «Il nero ha un casino di problemi/ma non si fa menate se deve tirare un mattone… Tutto il potere è nelle mani/di chi è abbastanza ricco da comprarlo/mentre noi camminiamo per le strade/troppo stupidi per sfidarlo/… nessuno vuol finire in galera». La musica, tirata e travolgente, è in linea con la semplicità dei due-accordi-due di quel periodo. In piena era punk i Clash lanciano così una sfida al ribellismo più esistenziale che sociale di gruppi come i Sex Pistols e i Damned. «Non siamo ribelli, siamo rivoluzionari!» è il loro grido di rivolta e il disegno è chiaro: trasformare un movimento musicale anarchico e spontaneo in qualcosa di organizzato e politicamente più incisivo. Il loro lavoro si muove su piani diversi. Uno è quello musicale.

Contro il nichilismo per la rivolta

Saldano l’esperienza del punk ad altre culture generando nuovi suoni e ponendo le basi a quella contaminazione che diventerà quasi una regola negli anni successivi. L’altro è quello politico. I Clash fanno politica non soltanto con le canzoni, ma partecipando attivamente alla costruzione di movimenti contro il razzismo e di solidarietà nei confronti delle grandi lotte sociali. Utilizzano poi la loro popolarità per far filtrare messaggi orientati alla costruzione di un’opposizione radicale e di massa (un esempio su tutti sono le migliaia di magliette con la scritta “sicurezza sociale” in un’epoca in cui altri gruppi privilegiavano slogan come “distruzione” o “suicidio”). Negli anni successivi vanno oltre. Sfruttando il grande potere contrattuale che deriva dalla loro popolarità impongono limiti ai costi dei biglietti e accettano di rinunciare a parte delle royalties pur di pubblicare il triplo album Sandinista a prezzo ridotto. Lo slang operaio di Joe Strummer, volgare e provocante, dà parole e musica alla voglia di cambiare il mondo di un’intera generazione. Chi ha avuto la fortuna di assistere al loro concerto milanese del 1981 ha ancora negli occhi lo striscione appeso dai ragazzi arrivati da tutta Italia: “Milano calling – Clash is coming”. Con White riot iniziava l’avventura di una band il cui rock operaio resta una lezione, per molti versi insuperata, di come sia possibile coniugare politica e impegno musicale.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".