“Siamo qui.
In questo spazio si percorre l’avventura. Viaggio dentro le mie cellule,
in esse ritrovo il profumo delle correnti oceaniche. Sento le briciole della corteccia marrone dell’ulivo che ho odorato ieri.
Ascolti il movimento sottile dei miei pezzi e nella tua attenzione ritrovo il mondo dentro di me, attraverso te, intero e cangiante.
Sento nell’afflato leggero del tuo cuore, che gira su sé stesso, vibrazioni che parlano senza dire. Ci sono quelle onde perfette e l’oscillazione delle vene. Che come foglie si posano nella memoria.
Nell’autunno dei miei pensieri, mi connetto con i boschi ventosi del nord e nell’ultimo tuo sguardo c’è la neve. Cade bianca e i suoi fiocchi lucenti si espandono fino al centro del mio essere, che nella gravità ritrova la sua armonia. In un semplice soffio c’è il presente, ha i colori dei capelli rame del bambino che corre scivolando sulla terra e si rialza ridendo. Tutto scorre come acqua fresca e il cuore ricomincia a far rumore”.
Difficile dare una definizione univoca della danza sensibile, per la sua natura complessa e stratificata. Se dovessi scegliere una parola direi presenza nell’ascolto. Ascolto di sé e nella Relazione con ciò che è fuori da sé. Osservazione ed integrazione con la natura, come luogo di appartenenza, non come risorsa funzionale ed inesauribile.
In ciascuna pratica della Danza Sensibile c’è il tentativo di affidarsi a cosa succede nel corpo. Attraverso l’esperienza fisica e sensoriale del movimento, si vive un percorso interno di consapevolezza e di scoperta delle proprie capacità peculiari. Si arriva a sé, luogo ancora piu’ arduo da contattare rispetto a tutto ciò che è altro. Si riescono a contattare I muscoli, lo scheletro, e la memoria emotiva che si sedimenta nel corpo: una meravigliosa cattedrale ecologica che invia messaggi naturalmente congeniali a ciò che si è.
Si tratta di un’esperienza in cui non si deve pensare, programmare, razionalizzare o controllare. E’ qualcosa che si percepisce, significa entrare in contatto con l’istinto, con l’essere viscerale che ci abita, mollando il controllo razionale e affidandosi al “vuoto fertile” del respiro che la natura ci indica.
La Danza Sensibile nasce nel 1990 dall’incontro tra il danzatore-coreografo, Claude Coldy e una coppia di osteopati francesi, Marie Guyon e JeanLouis Dupuy. Questa collaborazione iniziale fa dell’osteopatia un elemento essenziale per la comprensione di tale pratica, che trova la sua radice proprio nell’approccio osteopatico verso l’ascolto del corpo e delle parti che lo compongono.
L’esperienza del movimento consapevole proposto dalla Danza Sensibile si orienta in quattro direzioni principali:
· lo sviluppo personale e lo studio della relazione
· la pedagogia e l’educazione attraverso il movimento
· l’espressione artistica
· la ri-armonizzazione del corpo nei diversi aspetti fisici ed energetici. Un tema centrale è quello della verticalizzazione: aprire, orientare, portare il corpo nello spazio del mondo.
Claude Coldy, danzatore e coreografo, conduce i seminari di Danza Sensibile in studio e principalmente in natura, in vari paesi d’Europa.
Riportare i corpi al contatto con la natura sembra essere una necessità imprescindibile per riconquistare la nostra relazione al mondo. Il contatto diretto con gli elementi della natura, crea una risonanza dentro di noi capace di risvegliare tutto il nostro sistema biologico. È un’ esperienza che vivifica ogni singola cellula ed apre la possibilità di prendere coscienza di risorse inaspettate. Riscoprire la natura esterna, diventa una via per incontrare la nostra natura interna e questo dialogo ci riporta con intensità nel più profondo di noi stessi, sia a livello organico che simbolico.
Altro elemento fondamentale della Danza Sensibile è la presenza del gruppo, inteso come cassa di risonanza dell’esperienza sensoriale. Si compiono delle pratiche di “ascolto sottile” in due o più persone, avendo attenzione per l’essere che abbiamo di fronte in maniera inconsueta, nel silenzio, focalizzandosi più nel sentire che nel vedere, con un contatto rispettoso, minimo ma funzionale e nella vicinanza, nella presenza per l’altro. Tale Presenza non interviene, non intralcia o “sbircia” ma semplicemente accompagna, in quello che potremmo definire come un viaggio alla scoperta di sé, dell’estrema e complessa semplicità di cui siamo fatti. In una totale azione ecologica del corpo e del suo movimento. Esperienza questa che ci conduce verso il recupero della risorsa principale che possediamo: l’autoregolazione dell’organismo, ovvero l’impulso naturale mentale e fisico ad essere sani.
“Entrare nella scoperta del mondo attraverso l’esperienza delle tre dimensioni
dello spazio e realizzare nel più profondo di sé la nascita di un movimento vitale,
espressione della Danza della vita”
di Bianca Maria Spernanzoni